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C2
Anno XVIII • N. 1 • Agosto • Settembre • Ottobre 2010 • Imprimé à Taxe Réduite
Oggitalia
®
Marco Belinelli
Panorama della stampa italiana
www.elimagazines.comANNO XVIII - N° 1
Canestro!
Bargnani,
Belinelli
e Gallinari:
il basket
italiano
in America
Eventi e anniversari 3
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
3
Festival del Film di Roma
28 ottobre – 5 novembre 2010
GGiiuusseeppppee TToorrnnaattoorree
, regista premio oscar nel 1990 con
Nuovo Cinema
Paradiso
,
presiederà la
giuria
internazionale
del Festival del
Film di Roma
2010, che si
svolgerà nella


capitale dal
28 ottobre al
5 novembre.
L’annuncio è
arrivato dal
presidente Gian Luigi Rondi, che ha motivato la decisione
ricordando che il regista è una fra le personalità più
prestigiose del cinema italiano, capace di regalare
splendidi contributi al consolidamento e al progresso
dell’arte cinematografica.
150 anni d’Italia
Sono iniziate nel 2010 e continueranno nel 2011 le
manifestazioni per ricordare i 150 anni dell’Italia unita
(1860-1861). Quel momento storico fu il risultato di molte
lotte politiche e militari che volevano realizzare l’ideale
del Risorgimento italiano. Fino ad oggi, nonostante i
cambiamenti della vita sociale ed economica degli italiani,
sono rimasti alcuni simboli che fanno parte dell’identità
del nostro popolo e che identificano l’Italia nel mondo.
Oggitalia
vuole fare un omaggio a questi 150 anni,
dedicando ogni suo numero ad un simbolo speciale:
- il Tricolore, la bandiera italiana;
- l’inno di Mameli, presente in tutte le manifestazioni
sportive internazionali;
- l’azzurro, colore degli atleti italiani impegnati nei più
diversi sport;
- la lira italiana, la moneta che fino al 28 febbraio 2002
aveva corso legale in Italia;
- la pizza, prodotto

made in Italy
conosciuto e apprezzato
in tutto il mondo;
- il 2 giugno, data di fondazione dell’Italia repubblicana,
dopo la seconda guerra mondiale.
Editoriale
“Oggitalia” 1
Agosto Settembre Ottobre 2010
Direttore responsabile
Lamberto Pigini
Redazione
Paola Accattoli
Grazia Ancillani
Gigliola Capodaglio
Cari lettori,
bentornati ad
Oggitalia
che quest’anno
propone alcune novità molto stimolanti:
le rubriche Italia nel mondo e Curiosità
su fatti, prodotti e personaggi che
testimoniano la presenza dell’Italia nel
mondo attuale, e Scrivere in italiano su
scrittori stranieri che hanno scelto
l’italiano come lingua di espressione.
Tra gli appuntamenti tradizionali della vostra rivista: l’Inchiesta ci
emoziona con la generosità dei giovani volontari della lettura ad
alta voce; la Musica e il Cinema ci fanno conoscere il cantante rock
Ligabue e la giovane attrice Maya Sansa; gli Eventi e Anniversari ci
portano a Venezia e Roma e ci ricordano i 150 anni dell’unità

d’Italia; lo Sport ci entusiasma con i campioni italiani di basket che
giocano nella NBA americana e infine i Simboli d’Italia ci ricordano
le icone storiche che ancora oggi identificano il popolo italiano.
Gigliola
Sommario
Inchiesta
Libri
La cura dei libri
di Gian Luca Favetto da “D di Repubblica”
Volontariato e passione per la lettura:
due ingredienti preziosi per aiutare gli altri.
Giochi e attività
2
4
22
Eventi e anniversari
Musica
e parole
Ligabue nel tempo
di Pasquale Elia da “Corriere della Sera”
Il cantante rock Luciano Ligabue ha compiuto 50 anni, attraversando un pezzo
di storia italiana.
8
Curiosità
Benvenuti ad Airole, il paese più straniero d’Italia
Di Massimo Calandri da “L’espresso”
Un piccolo paese della Liguria vive tranquillamente la sua dimensione
multiculturale
10
Itinerari

Poster
Souvenir di Roma
Un modo nuovo per conoscere
la città eterna
Auditorium Parco della Musica a Roma
11
12
Italia nel mondo
La pasta italiana adorata negli USA
Di Fabio Pozzo da “La Stampa”
Gli italiani hanno portato in tutto il mondo la pasta, alimento semplice e sano.
14
Simboli d’Italia
La bandiera italiana
Verde, bianco e rosso: i tre colori di una
nazione antica e giovane allo stesso tempo.
24
Cinema
Incontro con Maya Sansa
di Irene Maria Scalise da “La Repubblica”
La giovane attrice racconta la sua vita tra
cinema e ricordi di famiglia.
16
La regata storica di Venezia
Domenica 5 Settembre 2010
Ritorna ogni anno, nella prima domenica di settembre,
la
RReeggaattaa SSttoorriiccaa
, la più tradizionale delle
manifestazioni veneziane, che si svolse per la prima

volta il 10 gennaio 1315.
La manifestazione, che ai tempi della Serenissima veniva
organizzata per celebrare le vittorie militari o per rendere
omaggio ai dignitari stranieri, si compone oggi di due
momenti diversi: il corteo storico e le regate.
La Regata Storica di Venezia è aperta dal coloratissimo
corteo sull’acqua, formato dalle Bissone, dal Bucintoro e
dalle barche delle società di voga veneziane;
la manifestazione ricorda la venuta a Venezia della regina
di Cipro Caterina Cornaro, che segnò l’inizio del dominio
della Serenissima sull’isola del Mediterraneo. Ma se il
corteo storico ha ormai un significato pittoresco, memoria
di una lontana
grandezza
economica e
politica di
Venezia sui mari,
le regate
rappresentano
ancor oggi il
momento più
importante della
stagione
agonistica per il
mondo della voga
alla veneta.
Scrivere
in italiano
20
Responsabile editoriale

Daniele Garbuglia
Per la vostra corrispondenza:
“Oggitalia”
ELI P.O. box 6 - 62019
Recanati (MC) Italia
www.elimagazines.com
Ritorniamo in Italia per visitare Venezia e Roma, le città italiane più belle
e conosciute nel mondo, e per conoscere le manifestazioni dei 150 anni
dell’unità d’Italia.
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
Bargnani, Belinelli e Gallinari: i tre
moschettieri dell’NBA
Tratto da “Sky.it”
Due stelle brillano per l’Italia del basket
Tratto da “Gazzetta dello Sport“
Sport 18
L’italiano come elisir di giovinezza
Di Giulia Mozzato da “Caffeletterario”
Intervista con la scrittrice americana Alice Oxman sul suo romanzo
Una donna in più
.
Inchiesta
libri
Torino. Lavoro in un gruppo di teatro
amatoriale a Cuneo. Cerco di aprirmi
diverse strade per scegliere poi quella
giusta. Torino è una città riservata, un
po’ in bianco e nero. Ho fatto
l’Erasmus a Berlino, lì sì che tornerei
subito a vivere. Ogni tanto mi chiedo

che ci faccio con tutta ‘sta fuffa:
lo scrivere, la musica, il teatro, eh
Però è una vita che lavoro. Ho caricato
e scaricato cassette al mercato. Ho
fatto la babysitter e la barista. Dal
2000 passo le estati al lavoro nei rifugi
in montagna. Però la mia passione è
scrivere. E leggere, naturalmente, una
cosa che, quando non stai bene, ti fa
di Gian Luca Favetto
La cura dei libri
Hanno dai 18 ai 35
anni: si sono offerti
volontari (in 300) per
leggere a voce alta
negli ospedali torinesi
madre e molte figlie. Compagne di
classe e compagni di scout. Qualcuno
con esperienze di volontariato alle
spalle, altri alla prima prova. Molte
più ragazze che ragazzi. Tutti curiosi.
Tutti con la voglia di occuparsi delle
parole, di farle uscire dai libri. Pronti
a scoprire che leggere per gli altri è
saper ascoltare chi ti ascolta, affidarsi
a chi si affida a te. È stare insieme.
IRENE AVATANEO, 26 anni, nata a
Torino, laureata in Lettere. Libro
preferito:
Moby Dick

di Melville.
“La vita? Va bene, è incasinata, molti
impegni. Frequento la scuola Holden a
sentire meglio. Non sono mai stata una
da discoteca, però mi diverto
abbastanza. Per esempio, vedere un
film come
Il concerto
, bellissimo,
struggente*, è un gran divertimento,
da consigliare a tutti. Se potessi
cancellare qualcosa dal mondo, farei
sparire l’ignoranza, il qualunquismo*
e Facebook. La vedo male, l’Italia. La
politica mi sembra un teatrino. Avrei
voglia di avere idee, impegnarmi, ma
la situazione è disarmante, e io non so
come fare. Mi piacerebbe andarmene
via: certo, però non è un modo per
risolvere le cose”.
JACOB GIBBINS, 31 anni, nato a
Torino, organizzatore di soggiorni
all’estero. Libro preferito:
Tutti i
racconti
di Carver. “Porto il cognome
di mia madre, che è inglese ed è una
grande lettrice. Mio padre? Tra me e
l’arte, ha scelto l’arte: sono nato e lui
ha deciso di trasferirsi a Parigi per

avere più occasioni. Adesso è tornato a
Torino. Nel 2008 ho voluto incontrarlo.
Strano conoscere tuo padre a
trent’anni. Qualcosa in comune
l’abbiamo: il cinema, lo scrivere,
la voglia di sperimentare. Dal 2008 vivo
organizzando soggiorni in Inghilterra.
Ho deciso di leggere agli altri per
provare una forma di volontariato.
Sai, la lettura ti segna e ti aiuta, può
cambiarti la vita. A me è successo con
I
fratelli Karamazov
di Dostoevskij. Rido
perché sono in imbarazzo. La cultura
spesso imbarazza, no? E invece si può
partire da un libro e parlare della vita
di tutti i giorni. Io sono ottimista,
penso che i nostri limiti possano essere
superati, ma la società, così com’è
messa, non dà fiducia. Ciò che oggi mi
manca, più dell’amore, è la
tranquillità economica, che è piuttosto
utile all’amore. Forse da questo mondo
cancellerei l’uomo. Sa di baggianata*,
vero? A volte però l’uomo è proprio
una rovina”.
VITALIE CIORNII, 20 anni, nato a
Cimislia (Moldavia), quinta liceo
scientifico. Libro preferito:

Storie di
ordinaria follia
di Bukowski. “Sono
arrivato in Italia il 25 marzo 2003,
dopo la terza media. Parlavo russo,
rumeno, inglese, in italiano dicevo
solo buongiorno e buonasera. C’è
troppa democrazia qui. Ci sono tante
possibilità, ma anche tanta
criminalità, e le autorità hanno le
mani legate. Voglio fare informatica, è
una delle cose che mi piacciono. E poi
il militare di carriera: entrare nel
Gruppo intervento speciale dei
carabinieri. Il problema è la
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
Questo è il volto dell’Italia che ama
i libri e ci s’infila dentro, abitando le
pagine come avventure, ricavando
esperienze oltre che storie. Queste sono
le facce di persone che hanno voglia di
leggere. A voce alta. Per sé e per gli
altri. Giovani che hanno scelto di
diventare volontari della lettura.
Hanno risposto a un bando del Circolo
dei Lettori di Torino, che invitava: se
hai fra i 18 e i 35 anni, vieni a fare
il volontario con noi, prova a regalare
a chi non li conosce i personaggi che ti

piacciono, leggi per chi ne ha bisogno,
per chi non può farlo per conto suo,
per chi si sente solo e sarebbe felice di
ascoltare una storia. L’idea è formare
una squadra di persone disponibili a
offrire il proprio tempo e la propria
passione agli altri. A chi si trova in
ospedale, per esempio. È con gli
ospedali che ha inizio l’impresa.
È cominciata la prima settimana di
marzo in sei reparti di due strutture
torinesi, il Gradenigo e le Molinette.
Per tutto l’anno, un appuntamento
settimanale di lettura ad alta voce e di
prestito libri, in collaborazione con le
Biblioteche civiche. Al bando hanno
risposto in trecento. Tutti giovani e
forti. Studentesse liceali e
universitarie. Ingegneri e apprendisti
pasticceri. Poliziotte e infermiere.
Psicoterapeuti e ragionieri. Impiegate
e musicisti. Ricercatrici universitarie e
commesse. Disoccupati e assistenti
sociali. Timide e istrioni*. Qualche
4 5
TRATTO DA
[ ]
cittadinanza, ma so che adesso posso
chiederla. Per divertirmi, il sabato
vado in discoteca, ma faccio anche

pugilato agonistico: tutti i giorni in
palestra, sono un superwelter, sette
incontri, cinque vittorie. Mi piace
il ring, perché i colpi ti arrivano solo
da davanti, non come nella vita, dove
possono arrivare anche alle spalle. Nel
pugilato c’è rispetto per chi condivide
con te la stessa arte. E poi mi piace
l’italiano, mi piace scrivere.
Ho cominciato con racconti e poesie.
Studiando la letteratura, mi sembra
che la lingua si stia impoverendo,
bisogna difenderla. Ho deciso di fare
il volontario per imparare e per stare
a contatto con le persone: si apprende
molto dagli altri. Non cancellerei
niente da questo mondo: ci vuole
il male per apprezzare il bene”.
JENNIFER ALIAGA, 19 anni, nata a
Celendin (Perù), quarta liceo
linguistico. Libro preferito:
Il cacciatore di aquiloni
di Hosseini.
ERICA ZANDI NEZAMI, 18 anni, nata
a Torino, quarta liceo linguistico.
Libro preferito:
Cyrano de Bergerac
di
Rostand. Erica e Jennifer sono
compagne di classe. Erica fa

volontariato da tre anni, Jennifer ci
ha provato, ma ha sempre desistito.
Erica è figlia di un iraniano e
un’italiana, Jennifer di due peruviani
ed è arrivata in Italia con la madre
nel 1999. Si tengono per mano.
Jennifer racconta di Erica: “Sembra
un cucciolo smarrito. È cresciuta fra i
libri. È la prima della classe, un genio.
Ultimamente comincia anche a
divertirsi. Si è fidanzata e una volta al
mese il padre la lascia uscire di sera.
È la rivoluzionaria di casa, i fratelli ci
guadagnano con le sue battaglie”.
Erica racconta di Jennifer: “Dissimula*
l’imbarazzo, per fare la forte. È una
persona speciale. Da piccola ha
praticato un po’ di sport, perché sua
madre è una patita dell’esercizio fisico
e corre tutti i giorni, lei no, troppo
pigra. Si diverte, va in discoteca e al
pub, ma con giudizio”. A proposito
dell’amore, Erica dice: “Lo vivo e non
lo definisco. Sono felice, perché ho
smesso di vivere unicamente in
funzione degli altri”. Jennifer dice:
“Come faccio a capire cos’è l’amore?
Mi dicono sia una cosa bellissima.
Da innamorata vivi momenti di
beatitudine, un po’ come quando da

piccola una dorme nel letto con la
mamma”.
LUCA MANA, 31 anni, nato a Cuneo,
accompagnatore turistico. Libro
preferito:
Demasiado corazon
di
Cacucci. “Con la lettura negli ospedali
unisco l’utile al dilettevole* e stacco
dalla realtà quotidiana, che non è
sempre gratificante. La vita non mi va
troppo bene: problemi con il lavoro.
È un periodo di crisi e il turismo ne
risente. Prima di fare
l’accompagnatore, ho lavorato nei
villaggi turistici, e prima ero
procacciatore di affari, e prima ancora
lavoravo in un circolo di golf. Abito a
Torino, una città bellissima, ma in
periferia, che non è tanto attraente.
Per divertirmi, vado in bici. È una
buona metafora della vita: ci sono
discese e pianure, ma prima o poi
arrivano le salite. Sempre. Io ho corso
per dieci anni, juniores e amatori. Ho
smesso perché non ero un campione, e
poi non mi dopavo. L’amore è forse la
ragione principale per la quale vivere,
ma è anche l’entità più difficilmente
comprensibile dall’essere umano.

Adesso però ho un altro pensiero fisso:
il lavoro, un incubo che attanaglia
molti. Ho una totale sfiducia nella
politica. Da dieci anni non voto. So che
così non posso incidere, ma la maggior
parte delle persone che votano
influenzate da strategie di marketing
di bassa lega sono in una condizione
peggiore della mia. Non sono ottimista,
ma spero di diventarlo”.
GIULIA TURCATEL, 25 anni, nata a
Pordenone, studentessa di Lettere.
Libro preferito:
Il capo delle tempeste
La cura dei libri
baggianata: sciocchezza
dilettevole: divertente
disabili: persone con handicap
dissimula: (qui) nasconde
istrioni: persone che si comportano in pubblico
come se stessero recitando
qualunquismo: atteggiamento di critica
struggente: commovente
Glossario
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
7
Inchiesta
libri
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
6

Nati per Leggere
“Parla a tuo figlio. Hai un potere di
umana magia nella gola, unico eppure
comune: perché ne sei avaro?
Parla con lui, con lei. Non negargli ciò
che sai fare, che gli serve. E se non sai
cosa dire, ci sono sorgenti di parole
giuste, che sono fatte per questo: leggi
un libro.” Queste parole sono
il messaggio di apertura del progetto
Nati per Leggere che si propone di
utilizzare il libro come strumento di
interazione e di contatto tra il mondo
del bambino e quello dell’adulto. Si
rivolge a bambini molto piccoli e ai loro
genitori. Da alcuni anni, il Premio Nati
per Leggere sostiene la produzione
editoriale per bambini in età prescolare
e contribuisce a riconoscere la
creatività degli operatori che lavorano in
questo settore. Il progetto è portato
avanti anche da molte biblioteche per
bambini, dette anche ludobiblioteche,
che mettono a disposizione giocattoli
ed altri mezzi di divertimento insieme
ai libri.
Ad alta voce
È un programma della RAI - Radio
Televisione Italiana che da molti anni
accompagna gli ascoltatori appassionati

di letteratura. Una voce narrante,
normalmente un attore di teatro, legge
“ad alta voce” i migliori romanzi della
letteratura italiana e straniera, adattati
alla lettura radiofonica. Ogni romanzo
viene letto in circa 30 giorni, per 30
minuti al giorno. Chi vuole ascoltare
questo programma in Italia, può
sintonizzarsi su Radio 3 (92.3 Mhz).
Per maggiori informazioni, consultare
www.rai.radio3.it
Disabili
*
e lettura
Alcune università italiane (Siena, Lecce,
Palermo) stanno facendo delle ricerche
sulla situazione dei disabili che vogliono
avere un miglior accesso alla lettura.
In una prima fase, sono state contattate
tutte le biblioteche presenti sul territorio
nazionale per conoscere le attrezzature e
i servizi destinati ad accogliere persone
disabili.
I ricercatori vogliono capire se esistono
strutture in grado di agevolare persone
disabili e quali interfacce, strumenti,
programmi e aiuti mettono a loro
disposizione le biblioteche italiane.
Le barriere che possono ostacolare
le disabilità, infatti, non sono solo

architettoniche: alcuni siti internet sono a
volte impossibili da visualizzare a causa di
hardware o software tradizionali; molte
pagine Web, sviluppate per essere lette da
browser vocali, non aiutano le persone
ipovedenti se i computer non hanno
installato al loro interno dei software che
compiono il
read
out (cioè la lettura ad alta
voce) del testo scritto.
Alcune strutture hanno un buon
aggiornamento informatico, ma non
utilizzano sistemi facili da usare, oppure
non hanno personale qualificato dedicato ai
disabili.
L’obiettivo di queste ricerche è quello di
offrire ai disabili una serie di strumenti
(hardware, software, strutturali e umani),
per aiutarli nell’apprendimento ma
soprattutto per farli diventare più autonomi.
di Berberova. “Sono arrivata a Torino
sei mesi fa, per specializzarmi in
Letteratura comparata. L’ho scelta
perché mi sembra una città che dà
buone opportunità ai giovani. Non
dico dal punto di vista lavorativo:
la situazione generale è di crisi
profonda. Sono cinque anni che
lavoro in nero come cameriera,

prima in Friuli e adesso qui. Ho fatto
esperienza di volontariato in Senegal
e ho aderito al progetto di lettura
negli ospedali per superare una mia
paura, quella della malattia. Patisco
gli ospedali. Ho la paranoia che le
persone care si ammalino. Forse dopo
questa esperienza avrò una visione
più serena. Comunque, leggere è una
passione che mi ha aiutata a
crescere, mi ha fatta diventare quella
che sono, ha formato le mie idee.
Convivo con il mio fidanzato, che si è
iscritto qui al Politecnico. L’altra
sera con lui e con i nostri amici
discutevamo sul da farsi, come
incidere, come impegnarsi, se
votare In molti non lo faremo:
votare per il meno peggio ormai è
votare il peggio, non è giusto. Ci
vorrebbe un cambiamento radicale.
Bisognerebbe eliminare l’arroganza,
intesa come ignoranza becera delle
persone che giudicano e comandano
senza alcuna idea della vita reale. La
vita reale è fatica”.
Musica e parole
neanche scelta». «Io non scrivo
canzoni di cronaca» ha ripetuto di
recente Ligabue, però evidentemente

nei suoi 50 anni di vita Ligabue non
può dimenticare lo strazio* collettivo
procurato dalle stragi di Falcone e
Borsellino. Così come nel testo non
possono mancare gli anni ’70, perché
lì Luciano non è più un ragazzino e
c’è con più coscienza, anche se «a mio
modo e col mio passo».
E in poche righe passa in rassegna il
«processo» politico a Francesco De
Gregori (durante un concerto a
Milano, alcuni gruppi
extraparlamentari lo accusano
di arricchirsi sfruttando temi
cari alla sinistra), il concerto dei
Police a Reggio, l’uccisione di
Aldo Moro. Forse in quel periodo
incomincia ad abbozzare i primi
accordi per le future
canzoni, ma la sua stellina
senza cielo non è ancora
comparsa ad
illuminargli la strada
giusta. I primi bagliori
fortunati si iniziano a
vedere nel 1987, anno di
incisione del singolo
«Anime in plexiglass» e
«Bar Mario». Ancora tre anni
di attesa e con il primo album

«Ligabue» appare l’alba dei
successivi 20 anni di successi.
Che non sono solo musicali,
ma anche cinematografici
(
Radiofreccia
e
Da zero a dieci
)
e letterari (
Fuori e dentro il
borgo
,
La neve se ne frega
,
Lettere d’amore nel frigo
).
Certo, seguendolo solo
Su e giù
da un palco
, sembra che Luciano
abbia percorso indenne* la sua
strada scansando amarezze e
delusioni. Eppure non deve
essere andata proprio così, se
agli inizi della carriera
cantava «non è tempo
per noi e forse non lo
sarà mai». Invece le
sue ballate, il suo rock

della pianura
emiliana, i suoi testi
dal sapore malinconico
gli hanno dato ragione.
Stadi, teatri e palasport
sempre pieni; premi di ogni
genere; il mega concerto del
2005 a Campovolo con
180mila spettatori; record di
vendite degli album e settimane di
presenza in classifica. Il tutto
conquistato a volte
Urlando contro il
cielo,
altre volte facendo i conti con
Il giorno di dolore che uno ha
.
Nella nuova canzone Ligabue
confessa: «Tutte quelle foto che non
indenne: illeso, senza ferite
nuovo di zecca: nuovissimo
strazio: dolore fortissimo
Glossario
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
9
di Pasquale Elia
TRATTO DA
[ ]
Il cantante Ligabue
si festeggia con una

ballata rock lunga
50 anni di vita
in mente che lui è cresciuto
con Zorro, Braccobaldo, Belfagor e
Carosello, immagini spensierate
«sporcate» da un fattaccio, l’uccisione
del dodicenne Ermanno Lavorini nel
1969: Ligabue ha meno di dieci anni,
ma per lui «dopo niente è stato come
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
MILANO -
Nel tempo,
dalla piccola
Correggio si è incamminato sulla
strada dei Sogni di rock n’roll (che a
volte si realizzano) finendo per far
«ballare sul mondo» migliaia e
migliaia di persone. Nel tempo,
bevendo lambrusco e sgranocchiando
pop corn, magari qualche volta
chiedendo a Dio se avesse un attimo
per lui, è diventato un buon
compagno di viaggio di tutti quelli che
si sentono meno soli con le sue
canzoni.
Nel tempo
, lavorando sui
polmoni, Luciano Ligabue è arrivato a
spegnere cinquanta candeline,
facendo un regalo ai suoi fan:

un album di inediti.
Prima dell’uscita, però, il Liga ha
chiesto a Walter il mago di tirare
fuori dal «cilindro truccato» una
sorpresa per il suo pubblico: il testo di
Nel tempo,
brano nuovo* di zecca che
è contenuto nel suo disco. E allora,
Buon compleanno Elvis (anzi,
Luciano). Ligabue ha compiuto mezzo
secolo, che in qualche modo ha
condensato nella canzone scritta forse
proprio per cercare di fotografare quei
piccoli/grandi ricordi che hanno
attraversato la sua vita. Parte da
lontano, il rocker italiano, da quando
ha ancora i calzoni corti. E gli viene
8
C’ero quando sono nato
C’ero quando son cresciuto
Zorro Blek e Braccobaldo
Belfagor e Carosello
ed hanno ucciso Lavorini
e dopo niente è stato come prima
C’ero sulla millecento
che mio padre urlava un po’ a
chiunque
C’ero la mia prima volta
non l’avevo neanche scelta
certo che era bella svelta

non potevo mica perder
tempo
Tutto il tempo lì a tenere il tempo
che fosse il mondo o solo fantasia
o quello di una batteria
era sempre tempo
C’ero nel settantasette
a mio modo e col mio passo
il processo a De Gregori
C’ero coi Police a Reggio
c’erano due torri e un muro
e Berlinguer e Moro lì
nel tempo
Tutti quegli scherzi che fa il tempo
tutte quelle foto che non ho
ne ho scattate solo un po’
non ne ho mai avuto
il tempo
Tutto il tempo lì a tenere il tempo
che fosse il mondo o solo fantasia
o quello di una batteria
era sempre tempo
C’ero quando ho preso casa
c’ero molto poco e quindi poche
scuse
C’ero quando ho fatto male
c’ero anche quando mi hanno fatto male
c’ero sempre nel mio viaggio
l’occhio al finestrino
e Falcone e Borsellino lì

nel tempo
Tutto il tempo lì a tenere il tempo
che fosse il mondo o solo fantasia
o quello di una batteria
era sempre tempo
Tutti quegli scherzi che fa il tempo
tutte quelle foto che non ho
ne ho scattate solo un po’
non ne avevo il tempo.
Nel tempo
(Luciano Ligabue)
ho, ne ho scattate solo un po’, non ne
ho mai avuto il tempo». Chissà che non
siano le stesse fotografie che ha messo
via, «che prenderanno polvere, sia sui
rimorsi che rimpianti, che rancori e
sui perché». Comunque sia, 50 anni
sono un bel traguardo, «con tutti
quegli scherzi che fa il tempo», e serve
ancora la forza «per rendere leggero il
peso dei ricordi». Forse per questo
Luciano ha preferito evitare qualsiasi
celebrazione per il suo compleanno.
Tanto la festa è solo rimandata, magari
alla prossima tournée.
Ligabue
nel tempo
prima».
Nel tempo
è proprio una sorta di

cronologia in pillole
::
spunta la Fiat
1100 del papà e, mischiando
le emozioni, nel verso successivo
la mente del cantautore scivola verso
quella «prima volta, non l’avevo
Ci sono un inglese, un tedesco,
un francese, uno svedese, un italiano…
Sembra una barzelletta* e invece è
l’ombelico del mondo. Airole. In
provincia d’Imperia, a due passi dal
mare e dal confine francese, in una
suggestiva valle d’olivi. Un villaggio che
non arriva a cinquecento abitanti ed è
un arcobaleno di lingue, colori e
nazionalità. Dove, quando chiedete
un’informazione, il primo che
incontrate vi risponderà cordiale:
“Dofete antare sempre afanti, poi una
kurva a sinistra e sempre tritti”. Il
secondo tradirà una pronuncia olandese.
E il terzo si farà capire, nonostante quel
Un piccolo paese della Liguria vive con
tranquillità la sua dimensione multiculturale
Curiosità
del suggestivo* e fatiscente* centro
storico medievale, abbandonato dopo la
guerra. Il giorno stesso cominciarono a
ristrutturare quello che oggi è un piccolo

capolavoro in pietra. Arrivarono amici,
e altri artisti, e i turisti di un vicino
villaggio olandese.
Insieme ai “nuovi” italiani, anche i vecchi
abitanti di Airole hanno trovato la voglia
di tornare. L’intero villaggio è rinato.
“Un mosaico in cui ciascuno mette la sua
piccola tessera* di esperienza, lingua,
cultura” spiega il giovane sindaco. Un
villaggio a colori. Non è difficile trovarlo.
Basta fermarsi, e chiedere la strada.
di Massimo Calandri
TRATTO DA
[ ]
Benvenuti ad Airole,
il paese più straniero d’Italia
cantilenare britannico.
Benvenuti,
willkommen
,
welcome
,
bienvenus
nel Comune italiano con la
percentuale più alta di residenti
stranieri. Un abitante su tre viene
dall’estero, il barista è di Monaco di
Baviera e il giardiniere di Londra, ci
sono una ceramista finlandese e
un’agente immobiliare dell’Aja.

Il parroco si chiama Francis Sijan
Vazhapilly, arriva dall’India. E c’è una
sola badante, rumena, mentre un’altra –
peruviana –, si è sposata con il figlio
dell’anziano che accudiva. In questa
tavolozza di gente, su 480 residenti gli
stranieri sono 130: il 27,1 per cento.
Le prime pagine furono scritte
quarant’anni fa da un paio di artisti
olandesi. Hermanus Gordijn, pittore,
e Ondine Buytendorp, scultrice.
Si trovarono a gironzolare tra i resti
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
10
Itinerari
i nuovi abitanti, quelli che tutti i giorni
girano tra i ponti corrosi dell’isola
Tiberina e la statua parlante di
Madama Lucrezia in piazza Venezia.
Proprio per scoprire quella Roma da
vivere con la storica calma romana, si
può consultare anche
101 Trattorie e
Osterie di Roma
, di Federica Morrone
e Cristina Rumori, dove, tra una
carbonara e una cacio e pepe, le
autrici descrivono non solo le qualità
del cibo ma, soprattutto, quelle degli
osti*, vere attrazioni di queste

locande, acerrime nemiche del fast
food. Due libri che sembrano voler
trasmettere un messaggio, quello del
nonno di Ilaria Beltramme, che
andrebbe rivolto pure ai romani: “Ma
io dico, che ce venite a fa’ a Roma se è
per fare shopping! Allora io dico,
vieni ar Foro, guàrdate ‘ste rovine, ma
prova pure a immagina’ com’era
prima. Lo sapevi che qua, fino quasi
er Novecento, ci pascolavano le
vacche?”
Souvenir
di Roma
Come il volume precedente, non è una
tipica guida. Il pretesto narrativo è
il viaggio di una giovane pendolare
precaria che, un sabato mattina, decide
di non andare in ufficio. Durante la sua
camminata per Roma, ricorda i bei
tempi di quando era bambina e suo
nonno la portava a spasso per le vie più
segrete raccontandole la storia della
città. Il libro è pieno di aneddoti* e
curiosità, narrate in modo semplice,
come semplici sono le esperienze della
protagonista. Dimenticate il Colosseo,
San Pietro o i Fori Imperiali. Quelli si
possono trovare, con tutti i particolari
necessari e le storie ufficiali, in

qualsiasi guida su un qualsiasi
banchetto accanto a una qualsiasi sfera
con la neve. Beltramme racconta la
Roma vista da dentro, quella dei gatti
che popolano gli scavi romani, quella
delle torri medievali che non ci sono
più, quella delle latterie vicino a Campo
de’ Fiori dove si vive ancora “una vita
lenta”. Una passeggiata, e non una
corsa, per la capitale, dove incontrare
Nel mondo dei souvenir, il kitsch* è al
governo da anni e ha invaso le grandi
città italiane. Figurarsi Roma, dove le
bancarelle, insieme ai negozi di alta
moda, sono tappa fissa dei tour vacanze
dei turisti stranieri.
Ma chi l’ha detto che un souvenir debba
raffigurare un palazzo caratteristico
della città e debba essere costruito con
materiale costoso? Basta una foto,
scattata con grande intuito, per
portarsi via un ricordo diverso della
natura e dell’arte della città eterna.
E poi, non basta un oggetto anche
originale per scoprire e ricordare il
vero spirito di Roma.
Ma come può fare un turista “mordi e
fuggi”, uno di quelli che arrivano il
sabato mattina e ripartono la domenica
sera?

Può godersi la capitale accompagnato
da Ilaria Beltramme, autrice di
101 cose
da fare a Roma almeno una volta nella
vita
, che ora ha scritto la versione
“light” del suo best seller, titolo
Tutte le
cose da fare a Roma in un solo weekend.
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
11
barzelletta: storia divertente
fatiscente: in rovina
tessera: (qui) parte
suggestivo: affascinante, attraente
Glossario
aneddoti: episodi poco conosciuti
kitsch: (tedesco) cosa di cattivo gusto
osti: esperti di vino
Glossario
Oggitalia
Poster
Roma
Auditorium
Parco della Musica
Italia nel mondo
un «primo» su quattro consumato nel
mondo è fatto con pasta italiana. «Nel
2008 abbiamo esportato il 50% della
produzione, 1,6 milioni di tonnellate,

finite principalmente sulle tavole di
Germania, Francia, Regno Unito, Stati
Uniti e Giappone, per un controvalore di
2 miliardi di euro», precisa ancora
l’Unipi, che si prepara ora a lanciare un
nuovo grande assalto al mercato
americano, con lo slogan «Un piatto di
pasta sulla tavola di ogni famiglia».
Uno slogan che si fonda sull’appeal del
prodotto, ma anche sulle sue virtù. Paolo
Barilla, parla dei vantaggi dei carboidrati
«buoni » e del primato «della dieta
mediterranea» sui «modelli alimentari
non sostenibili, basati ad esempio
sull’eccessivo consumo di carne».
Filosofie come quella del fast-food che
hanno pesanti impatti* sulla salute, con
alti costi economici e sociali. E a proposito
di soldi: la National Pasta Association ha
calcolato che una famiglia Usa di
4 persone può mangiare un «primo»
spendendo l’equivalente di un «Big Mac».
Una porzione di spaghetti costa 83 cent,
l’hamburger-simbolo 3,54 dollari.
di Fabio Pozzo
TRATTO DA
[ ]
La pasta italiana
adorata negli USA
Uniti, con 9 chili (1,5 miliardi di

confezioni vendute, un mercato di 6,4
miliardi di dollari), sono al sesto posto
con la Svezia. Negli Usa, inoltre, i
consumi sono in ripresa, con un +0,4%.
Anche in Italia, del resto, si mangia più
pasta. L’Unipi registra un +2%, anche
grazie «alla parallela discesa dei prezzi».
Su questo punto, c’è stata battaglia di
recente. «I dati sono dell’Istat: i prezzi
sono diminuiti dall’agosto 2008 a agosto
2009 del 2,2%, e del 3,5% a settembre »
precisano gli industriali pastai.
Coldiretti, però, parla di listini stabili,
con un ricarico del 400% sul chilo di
pasta, rispetto al prezzo del grano duro
alla produzione, che è in* picchiata.
L’associazione attacca anche sul fronte
del grano: le semine di quest’anno
faranno segnare un -30% in Italia. «Si
importa sempre più grano dall’estero».
Lo si fa da sempre, risponde l’Unipi: non
è la produzione della materia prima il
«plus» del made in Italy. È la sua
trasformazione.
L’Italia produce pasta per 3,2 milioni di
tonnellate, davanti a Stati Uniti
(2 milioni), Brasile e Russia. In pratica,
Qualche numero
sulla pasta negli USA
• Le paste preferite negli Stati

Uniti? Linguine, ravioli e
spaghetti.
• Le ricette preferite? Agnolotti
alla parmigiana, paccheri ripieni
di carne e ricotta, spaghetti alla
bottarga, fusilli alla norma.
• Quanta pasta mangia un
americano all’anno? Nove chili
(ventisei un italiano).
• Il 77% degli americani mangia
pasta almeno una volta alla
settimana.
• Michelle e Barack Obama hanno
festeggiato il loro ultimo
anniversario di matrimonio
mangiando stringozzi alla
carbonara con uova di quaglia,
carciofi e tartufo preparati dallo
chef Tony Mantuano.
• Gli abitanti del nordest degli
Stati Uniti sono i maggiori
consumatori di pasta, seguiti da
quelli dei Mid-Atlantic States;
mangiano meno pasta invece gli
abitanti della West Coast.
• Negli Stati Uniti ci sono 15000
ristoranti italiani (oltre 500 a
New York).
• Nel 2009 la pasta è entrata
nell’85% delle case americane.

• Se l’Italia è il primo produttore
mondiale di pasta, gli Stati Uniti
sono il secondo – seguono Brasile,
Russia, Turchia.
• Il primo torchio per fare i
maccheroni fu importato nel 1789
da Thomas Jefferson, che aveva
conosciuto la pasta da
diplomatico, durante un viaggio.
• Il primo pastificio d’America
venne aperto nel 1848 a Brooklyn
da Antonio Zerega: i suoi
discendenti sono ancora attivi
nel settore.
impatti: conseguenze
in picchiata: in forte diminuzione
Glossario
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
La Casa Bianca e Hollywood sono forse i
migliori testimonial che la pasta possa
avere negli Stati Uniti. Oltretutto,
gratis. Barack e Michelle Obama amano
gli stringozzi alla carbonara e non si
contano i divi del cinema che si sono
dichiarati consumatori accaniti di
spaghetti, tagliatelle, ecc. Non sono i
soli, negli Usa. Il 77% degli americani,
8 su 10 (230 milioni di persone), mangia
pasta almeno una volta a settimana e un

33% la gusta tre o più volte, fa sapere
l’Unione industriali pastai italiani
(Unipi), in vista del «World Pasta Day».
Un summit di 200 delegati, in cui si fa
il punto sul business del settore nel
mondo. Con un occhio, naturalmente,
anche e soprattutto all’Italia.
Il Bel Paese è al primo posto nei
consumi, con 1,5 milioni di tonnellate,
per un controvalore di 2,8 miliardi di
euro. Fanno 26 chili pro capite. Il
Venezuela è al secondo posto con 12,9
chili, seguono Tunisia e Grecia. Gli Stati
14 15
Dieci motivi
per mangiare
pasta… più uno
1. I carboidrati sono alla base di ogni
dieta equilibrata e naturale.
2. L’apporto calorico della pasta è
contenuto.
3. La pasta sazia subito ed è perciò
alleata preziosa nei regimi
ipocalorici.
4. La pasta è facilmente digeribile e
grazie ai carboidrati fornisce
immediatamente energia pronta
per l’uso.
5. Il suo basso indice glicemico
favorisce il lento assorbimento del

glucosio.
6. Aiuta a mantenere più basso il
livello dei trigliceridi nel sangue.
7. Il basso contenuto di amido aiuta,
attraverso la serotonina, a
migliorare l’umore.
8. Mangiata regolarmente nel
contesto di una dieta
meditterranea, contribuisce a
prevenire l’Alzheimer.
9. Nelle varie preparazioni
gastronomiche è fonte di
nutrimento completo.
10. Alimento simbolo della dieta
mediterranea, la pasta è sinonimo
di salute e prevenzione.
11. Perché è duttile, veloce,
polimorfica, divertente, versatile,
attraente, estrosa, e buona.
Spaghetti
alla carbonara:
una ricetta
per tutti i gusti
Gli spaghetti alla carbonara sono uno
dei tradizionali e popolari primi piatti
della cucina italiana. Le origini di
questo piatto, a base di pancetta,
uova e parmigiano, sono recenti ma
ancora incerte. Molti pensano che la
sua invenzione sia il risultato di una

fusione tra gli ingredienti
fondamentali, la pancetta e le uova,
portati dai soldati americani arrivati a
Roma nel 1944, e gli spaghetti
prodotti dai cuochi italiani.
Ingredienti
• Spaghetti, 600g
• Pancetta, 150g
• Olio extravergine d’oliva, 2 cucchiai
• Uova, 4
• Panna liquida, 40g
• Parmigiano grattugiato
• Pepe
• Sale
A New York il «World Pasta Day»
Preparazione
Fate cuocere gli spaghetti in acqua salata
ad ebollizione.
Sbattete le uova in una terrina e aggiungete
sale, pepe, panna e 50gr di parmigiano.
Nel frattempo fate rosolare la pancetta
tagliata a dadini in una grossa teglia con
olio.
Scolate gli spaghetti ancora al dente e
versateli nella teglia con la pancetta e le
uova sbattute.
Amalgamante il tutto a fiamma bassa
finché le uova non si saranno rapprese.
Cinema
e ha conosciuto il padre solo a quindici

anni. “Sono stata lungamente figlia
unica, anche se poi è arrivata una
sorellina di quattordici anni che adoro,
ma non mi sono mai sentita sola perché
in casa c’erano tante persone ed erano
tutti come dei genitori adottivi. Mia
madre era la tipica ragazza degli anni
Settanta e lei, come mia nonna, mi ha
sempre incoraggiata a credere nei sogni,
ma anche a capire che l’indipendenza
della donna è un valore e che non ci sono
mariti che assicurano il futuro”.
Ciao, Roma
A diciotto anni, la ragazzina dagli occhi
come il carbone decide però di lasciare
Roma. Uno strappo* dalla famiglia e dal
quartiere dove è cresciuta. Violento ma
necessario. “La capitale rimane una città
bellissima che mi emoziona ma, in quel
momento, avevo il mito delle grandi
scuole che offrono una preparazione
completa”. La scelta cade su Londra.
Gli inizi non sono facili e, per pagarsi la
retta, Maya Sansa si trasforma in
studentessa lavoratrice. Naturalmente lo
di Irene Maria Scalise
TRATTO DA
[ ]
Incontro
con Maya Sansa

“Se recito una parte
molto drammatica
dopo sono felice, una
sensazione catartica*”
naturalmente, tanti titoli francesi:
Les
femmes de l’ombre
di Jean-Paul Salomé
o
Villa Amalia
di Benoit Jacquot.
Per non parlare dei premi vinti. Anzi
stravinti. La Grolla d’oro come
rivelazione, il Nastro d’argento come
migliore protagonista, due nomination
al David di Donatello e il premio di
migliore attrice per le miniserie del
Roma Fiction Fest.
Lei tanto successo non se lo sarebbe
aspettato quando, ancora giovanissima,
era un’appassionata di immagini.
“Ho sempre amato fotografare il
mondo”, spiega davanti a una spremuta
d’arancia che ordina con impeccabile
pronuncia francese, “poi mentre
studiavo al liceo classico a Roma ho
deciso di frequentare un corso di teatro
ed è cominciata l’avventura”.
Al ritorno dalla scuola, la giovane Maya
trovava un gioioso* esercito di donne

ad accoglierla. La sua infanzia, infatti,
è stata tutta al femminile. È cresciuta
tra la mamma, la nonna e mille amiche
fa a modo suo. “Invece di fare la
cameriera, come succedeva a molte mie
coetanee, sono entrata in un cinema
come maschera. Era tutto faticoso ma
bellissimo e, in quelle sale buie, sentivo
e risentivo i film in inglese per
migliorare l’uso della lingua”.
La mattina, stanca ma felice, corre tra
le lezioni e i primi provini. Nel 1999 si
diploma alla
Guildhall school of music
and drama
di Londra: “Era adrenalina
allo stato puro e camminavo a tre metri
da terra senza percepire la stanchezza”.
Nello stesso anno debutta nel film
La
balia
di Marco Bellocchio. “Marco è un
maestro unico e con lui ho imparato
tante cose perché ha un’immaginazione
esplosiva e, soprattutto, quella
sicurezza che gli permette di lasciare
lavorare l’attore in libertà”. Ripensando
ai primi passi, le brilla ancora lo
sguardo. Maya Sansa ha l’ottimismo di
chi è riuscito subito in quello che voleva

ma, anche, la sobria consapevolezza che
non sempre il cammino può essere in
discesa.
La nuova icona italiana
E se il
New York Times
le ha dedicato
un’intera pagina, definendola “La
nuova icona italiana”, sembra non
essersi* montata la testa: “Quando le
cose cominciano così bene come nel mio
caso, senti un pensiero positivo che ti
trasmette un’energia pazzesca e la
consapevolezza di poter realizzare quel
che desideri. La fatica casomai arriva
dopo perché, a un certo punto, bisogna
aprire gli occhi e capire che non è un
mondo facile”. Ma una cosa l’ha sempre
salvaguardata dalle paure. La capacità
di entrare in armonia con il gruppo.
D’inventarsi ogni volta una nuova
famiglia. “Il cinema ti fa incontrare
delle persone straordinarie, anche se
poi la vita quotidiana è un’altra cosa.
Io non sono un’ingenua, ma
semplicemente una che cerca di capire
quanto sia importante mantenere
la passione e la gioia degli inizi”.
Il grande pubblico impara a conoscerla,
e ad amarla, nel personaggio della

fotografa Mirella Utano ne
La meglio
gioventù
. Un film lungo sei ore che, per
Maya, sono volate. “È stata un’opera
che potrei paragonare a una grande
vacanza, lavorare in luoghi meravigliosi
come Stromboli mi sembrava
incredibile”. Anche in quest’occasione
il rapporto con il regista, Marco Tullio
Giordana, è stato armonioso anche
perché per Maya lui era un mito. Aveva
ammirato la sua potenza narrativa nei
Cento passi
mentre Giordana l’aveva
scelta dopo aver visto i suoi primi film.
La Sansa, insomma, è una che
conquista la fiducia di chi sceglie di
dirigerla ancora prima del ciak. Quindi
arriva l’interpretazione, dura come una
lama, della brigatista carceriera di Aldo
Moro in
Buongiorno notte
.
Nuovamente riesce ad ammaliare* le
sale. Piace alle donne, e conquista gli
uomini, quella sua grazia caparbia.
L’amore per il teatro
Dopo gli esordi, Maya recupera il teatro
con

Le metamorfosi
. “È stato molto
importante lavorare sul palcoscenico e
riconosco che c’è una tensione emotiva
più forte rispetto al set, anche se io ho
una concentrazione breve e intensa più
simile a quella del cinema”. Il mondo
dello spettacolo, anche per lei, è fatto di
alti e bassi. Ma non sembra una donna
ansiosa. Una che patisce* le montagne
russe: “Trovo che purtroppo il sistema
sia inflessibile con gli attori che da
produttori e registi sono presi in
considerazione solo se l’ultimo film è
stato un successo. Il passato si
dimentica troppo rapidamente”.
Nel quotidiano sorprende e si
sorprende. Non ha mai frequentato con
costanza una palestra o un corso di
yoga. È una nomade che si aggira
tranquillamente tra un paese e l’altro:
“Ho scelto la Francia perché ero sicura
che avrei potuto assorbire una cultura
molto ricca e imparare una nuova
lingua”. Nell’avventura ha trascinato
il compagno con cui, da otto anni,
condivide una storia d’amore. Lui si
chiama Fabrice Scott, è un attore di
teatro e, quando lo nomina, Maya
cambia espressione: “L’ho convinto io a

venire a Parigi, del resto anche lui è un
girovago e aveva studiato a Londra,
anche se poi ci siamo incontrati in
Italia. Se non entrano in gioco
dinamiche negative, avere un uomo che
fa lo stesso mestiere è meraviglioso, chi
altro potrebbe capire il nostro stile di
vita, le riprese senza orario e le lunghe
pause dal quotidiano?”. Anche sul set la
Sansa non è una competitiva. Anzi.
“Sono convinta che la determinazione
non coincida con la rivalità e credo che
sia buono concentrarsi sulla propria
traiettoria senza giudicare il percorso
altrui”.
Più si racconta, Maya Sansa, e più
sembra acquistare fascino. Le mani
piccole spostano lo schermo dei capelli.
La risata è accattivante*. Ma se si
affronta l’argomento della bellezza si
ritrae dietro un sorriso imbarazzato: “Il
percorso che ho fatto non c’entra niente
con il fisico, non mi sono mai sentita
particolarmente bella e ho sempre
pensato di lavorare sodo proprio perché
non ritenevo che l’aspetto fosse la mia
carta vincente”. Forse anche per questo si
è allontanata dall’Italia. Una girovaga
alla ricerca di altri valori. “Gli inglesi
sono molto più attenti al talento e alla

professionalità che alla bellezza, o meglio
usano il corpo, ma come mezzo con cui
sentirsi a proprio agio nella recitazione.
A scuola, tanto per fare un esempio,
avevamo tutti delle tute super aderenti
proprio per imparare a vivere il fisico in
modo disinvolto”.
Un futuro pieno di sorprese
Sul domani è misteriosa. Il futuro di
Maya sembra pieno di sorprese. Adesso
la attende il Kenya per un film diretto
da Silvio Muccino. Poi una pellicola, in
Canada, con il regista Claude Miller in
cui interpreterà una nipote di indiani
d’America. “Recitare in un altro paese
ti permette di entrare in possesso dei
luoghi e del quotidiano. Adoro quel
rapportarsi in modo diverso alla gente
e alla cultura e, anche questo, trovo sia
un dono del mio meraviglioso
mestiere”.
E infine tanto lavoro in Francia anche
se non esclude, prima o poi, di tornare
in Italia. L’importante è riuscire a
mantenere la stessa intensità: “Quando
interpreto un film è come se entrassi in
una bolla che cerco di gestire il più
possibile fuori dal set senza che gli altri
se ne accorgano. Può essere anche
terapeutico. Se, per esempio, recito una

parte molto drammatica, dopo sono
felice, una sensazione catartica che
lascia un’impalpabile* leggerezza”. Nel
rivedersi non è mai severa: “Mi guardo
in modo critico ma cerco anche di
essere gentile con me stessa”. Guarda
l’orologio e si scusa. Ha un
appuntamento con un produttore
francese. Le trema la voce mentre lo
dice perché anche per un’attrice
affermata, in fondo, ogni volta è come
la prima volta.
accattivante: che attira l’attenzione e la simpatia
alle prime armi: all’inizio della carriera
amalgamare: fondere, mettere insieme
ammaliare le sale: affascinare, incantare il pubblico
catartica: (qui) purificante
essersi montata la testa: avere una grande idea di sé
gioioso esercito: (qui) allegro e grande gruppo
impalpabile: (qui) irraggiungibile
patisce: soffre
strappo: (qui) distacco, lontananza
Glossario
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
PARIGI

Quando si dice il fascino del
sangue misto, bisogna avere incontrato
almeno una volta Maya Sansa. Padre

iraniano e madre italiana, entra nel
bistrot di uno dei più antichi alberghi
di Parigi, con una grazia tutta sua.
Mediterranea ma anche esotica.
Riservata eppure fiera. Occhi come il
carbone e pelle d’ambra. E, per
amalgamare* la pericolosa miscela, un
tocco di freddezza nordica e il fascino
francese, regalo degli ultimi quattro
anni di vita parigina. È gentile Maya
Sansa. Dolce nei modi e nel tono di
voce. Dicono sia timida ma
semplicemente è una che difende i suoi
spazi.
A vederla così, scarpe da ginnastica,
jeans e coda di cavallo, sembra una
ragazza alle* prime armi e, invece, da
dieci anni non fa che girare un film più
“giusto” dell’altro.
La balia
di Marco
Bellocchio,
La meglio gioventù
di
Marco Tullio Giordana,
Buongiorno
notte
ancora di Bellocchio e
L’amore
ritrovato

di Carlo Mazzacurati. E poi,
16 17
Sport
TRATTO DA
[ ]
Bargnani, Belinelli e Gallinari:
i tre moschettieri
*
dell’NBA
Le stelle italiane del
basket a stelle e strisce
hanno brillato anche sui
mezzi di comunicazione
gli “italians” sullo stesso campo NBA, due
contro l’altro.
Danilo Gallinari si è detto pronto a
partire “alla* grande”, perché nella
passata stagione in NBA è stato
martoriato* da gravi problemi alla
schiena. Chi è ripartito da zero è Marco
Belinelli, che per la sua maglia ai
Raptors ha scelto proprio questo numero,
tabula rasa col passato. A Toronto il Beli
ha trovato Andrea Bargnani, che non è
ripartito da zero ma da 50, l’importo in
milioni di dollari del nuovo contratto
quinquennale firmato nel 2009.
Insomma, è stata una stagione
importante, preparata nei dettagli, con
partenze anticipate rispetto ai training

camp. E poi i tre cestisti* sono stati
spremuti di domande e apparizioni, sia
su SKY che sugli altri media italiani e
internazionali.
Gallinari ha parlato di una condizione
fisica perfettamente allineata alle tabelle
dopo l’operazione alla schiena e si è detto
ottimista rispetto alla nuova cultura
portata ai Knicks da Mike D’Antoni.
Belinelli è pronto a giocarsi addirittura
una maglia da titolare in Canada, ben
sapendo che lì nessuno regala niente,
anzi. Bargnani si è esibito in vari spot
promozionali. Insomma, i tre ragazzi
hanno mostrato che non sanno
solamente giocare a basket ma se* la
cavano benissimo anche con i mezzi di
comunicazione.
Milano – “Sono stato il primo ad
esprimere la volontà di tornare in
nazionale. Ora farò di tutto per portarla
il più in alto possibile”. Marco Belinelli
non nasconde il suo entusiasmo per la
decisione di rimettersi a disposizione
della nuova nazionale italiana di
Simone Pianigiani, per le qualificazioni
agli Europei del 2011. “Mi aspetto di
trovare un bel gruppo – ha aggiunto nel
corso della sua presentazione ufficiale al
Coni, al fianco del Presidente del

comitato olimpico nazionale, Gianni
Petrucci, al numero 1 della Fip, Dino
Meneghin, e al nuovo preparatore
atletico, Francesco Cuzzolin, anche lui
proveniente dai Toronto Raptors –. Sono
molto contento dei cambiamenti che ci
sono stati, ed è questo il motivo per cui
ho accettato. Ho sentito il coach di Siena
e mi è sembrato intenzionato a riportare
la nazionale italiana ai livelli che
merita. La presenza di Cuzzolin, che
resta il miglior preparatore del mondo,
non ha influenzato la mia scelta, sarei
venuto lo stesso per il bene dell’Italia.
Sono a disposizione della squadra – ha
affermato il giocatore bolognese – e sono
pronto a giocare per aiutare la
Nazionale a tornare ai successi del
passato”.
“L’avversario da temere siamo noi stessi
– ha concluso il giocatore che indosserà
la maglia numero 22 –. Dobbiamo
riuscire a far gruppo in fretta, a livello
europeo non ci sono squadre deboli”.
Grande soddisfazione nelle parole del
Presidente del Coni, Gianni Petrucci, che
dopo Bargnani festeggia per il ritorno di
Marco Belinelli. “Voglio sottolineare
l’importante lavoro di Meneghin, capace
di portare le nostre stelle del basket

americano in Nazionale. I risultati
arriveranno, ne sono certo. È indicativo
che due giocatori affermati in NBA
abbiano scelto la Nazionale: questo
dimostra che quando la maglia azzurra
chiama, i campioni rispondono. Sono
convinto che la presenza di Bargnani,
Belinelli, Pianigiani e del nuovo staff ci
riporterà nell’élite d’Europa. Il ritorno
di Belinelli fa piacere soprattutto al
presidente della Fip, Dino Meneghin.
“Lui è qui per mettersi al servizio della
squadra. Faremo un grande lavoro,
perché la nazionale è il motore di tutto
il movimento”.
alla grande: con molto entusiasmo e successo
alla mano: semplici e simpatici
cestisti: giocatori di pallacanestro
martoriato: (qui) colpito da
moschettieri: (qui) giocatori molto bravi
quinquennale: che dura 5 anni
se la cavano: (qui) sanno lavorare
spietata: crudele
Glossario
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
I tre moschettieri italici della NBA si
sono incontrati tra servizi fotografici,
spot promozionali, interviste e
programmi speciali. Abbiamo avuto

l’occasione di conoscere più da vicino tre
ragazzi alla* mano che vivono con totale
consapevolezza e naturalezza il sogno di
generazioni di giocatori italiani, andare
a giocare “di là”. Dall’altra parte
dell’Oceano cioè, dove al netto delle
contraddizioni e dei difetti si gioca il
basket migliore del mondo. Dove
emergere è più difficile, per la
concorrenza spietata* che ricorda il
mondo dello spettacolo.
Ecco, per il nostro trio quel sogno è già
diventato realtà. Una realtà che ora si
tratta di rendere migliore, ricordandosi
che nel basket i miracoli da soli non si
fanno. È uno dei mille aspetti che
rendono il basket così affascinante,
l’essere uno sport di squadra nel senso
più pieno del termine ma il dipendere al
tempo stesso dalle prestazioni dei
singoli, che troppo spesso vengono
valutati in quanto tali.
E tra i singoli noi guardiamo con la
massima attenzione ai tre ragazzi
italiani. Per loro il campionato NBA
riveste un formidabile significato: per la
prima volta nella storia sono stati in tre
18 19
Andrea Bargnani
è nato a Roma nel

1985. Alto 213 cm
per 113,4 kg di
peso, gioca come
ala grande e centro.
Attualmente gioca
nella NBA con i
Toronto Raptors. È
stato testimonial per
la copertina della
versione italiana dei
videogiochi NBA
Live 08 e NBA
Live 09.
Marco Stefano
Belinelli è nato a
San Giovanni in
Persiceto nel
1986. È alto
1,96 m, gioca nel
ruolo di guardia
nei Toronto
Raptors.
Danilo Gallinari
è nato a
Sant’Angelo
Lodigiano nel
1988. Danilo è
un’ala di 208
centimetri, è
considerato uno

dei migliori
cestisti italiani nel
mondo. Gioca
nell’NBA per i
New York Knicks.
TRATTO DA
[ ]
Bargnani e Belinelli
giocano nella Nazionale
italiana di pallacanestro
Due stelle brillano
per l’Italia del basket
Scrivere in italiano
L’italiano è un lungo percorso
avventuroso di cose che non si conoscono
mai abbastanza. In questo senso scrivere
in italiano mi ringiovanisce, mi riporta ad
uno stato di adolescenza in cui il meglio
deve ancora venire. A me piace scrivere in
inglese. Ma non sono la stessa persona che
scrive in italiano. In inglese sono
concreta, prosaica*. L’inglese, per me, è la
constatazione delle cose così come sono
con in più una battuta di spirito secco, a
volte ben riuscita. A volte.
Quali autori italiani sono stati per Lei il
punto di riferimento per approfondire
la conoscenza della lingua?
Alberto Moravia. Ho imparato dalla sua
pagina: mai dire tutto. Mai troppe parole,

mai troppo affollamento sulla pagina, mai
un aggettivo o una descrizione non
necessari. Solo tratti essenziali, e nessun
esercizio di meraviglia o di stupore.
Il romanzo
Una donna
in più
Chi è la “donna in più”? È Helga, la
psicanalista tedesca che negli anni
Trenta ha scelto di lasciare Berlino per
vivere a Capri?
È una donna di
temperamento e
di intelligenza
che lotta con la
forza della
disperazione
per non uscire
dalla vita
dell’architetto
Nicola, l’uomo
italiano che ha
di Giulia Mozzato
TRATTO DA
caffeletterario.it
[]
L’italiano
come elisir
di giovinezza
Intervista alla scrittrice

americana Alice Oxman
alcuni personaggi maschili che sono
ricchi di sfumature. E naturalmente
viceversa.
Il Suo romanzo è scritto in una forma
narrativa particolare: solo dialoghi e
brani di un epistolario*. È una scelta
interessante. Com’è nata?
Il romanzo è un’indagine-conversazione.
E, dunque, è un dialogo. La scelta è nata
con la storia. Non sarebbe stato possibile
scriverlo in terza persona. È un libro
diverso, in cui la voglia di narrare
dell’autrice è tenuta sotto controllo dai
suoi propri personaggi che hanno una
loro storia da raccontare e l’autrice ne*
prende atto.
“Questa è una storia vera” si dice
all’inizio. Cosa significa “romanzare”
una vicenda tratta dalla realtà? Quali
sono le difficoltà che Lei ha
incontrato?
“Romanzare” una vicenda tratta dalla
realtà vuol dire fare un montaggio, una
revisione della vita vera. Come molti di
noi vorrebbero fare con le proprie vite.
Vuol dire eliminare e aggiungere senza
togliere il senso della storia. La difficoltà
è che i personaggi sono veri. E alcuni
sono vivi e possono essere giustamente

disturbati da una storia distorta. Bisogna
tenere sempre in mente questo fatto. E
poi bisogna dimenticarlo. Così nasce una
storia vera che è, però, un romanzo.
Il Suo romanzo è stato scritto in
italiano. Cosa apprezza della nostra
lingua? Aveva scritto
precedentemente altre opere in
inglese? Qual è stata la differenza?
La lingua italiana, per me, è una sfida*.
L’attacco della frase, il ritmo delle
parole, l’attesa dell’aggettivo, l’infinita
arbitrarietà del maschile e femminile
sposato. O è invece Sofia, bella,
giovane e docile? Una fitta rete di
pulsioni, sentimenti, ragioni della
mente e del cuore lega i personaggi
di questo intenso triangolo amoroso.
Helga è stata davvero abbandonata, o
ha invece “messo in scena” il proprio
allontanamento, seguendo un suo
modello di terapia? Ha
semplicemente sopportato la storia
d’amore tra Nicola e Sofia, o ne è la
regista? E ancora: Nicola ha scelto
tra le due donne o in realtà una di
loro (chi?) ha scelto per lui? E in che
senso Nicolino, il figlio di Sofia e
Nicola, è anche “il figlio” di Helga? E
la morte di Helga, dopo il volontario

esilio a Stoccolma, non potrebbe
essere la sua soluzione a un
problema insolubile? Le tracce (le
belle case, gli oggetti, le lettere) dei
protagonisti di una vicenda lontana,
la memoria viva e attendibile di chi
ancora ricorda le camminate lungo
i sentieri dell’isola, i silenzi, le
scenate, i “pranzi di famiglia”, le
tremende notizie dal mondo – tutto
si compone in un mosaico ambiguo e
affascinante che si confonde con
quello di una Capri splendida e
arcaica, centro di attrazione per un
gruppo di intellettuali cosmopoliti
che preferiscono stare al riparo,
lontano da un’Italia infida, da
un’Europa che sta per esplodere, dal
terrificante frastuono della Storia.
Alice Oxman si muove sicura, con
una scrittura “minimale” ed
elegante, tra le motivazioni inconsce
e il flusso delle vicende umane, in
questo romanzo fatto di frammenti
che sembrano rifiutarsi di
combaciare perfettamente.
epistolario: insieme di lettere
ne prende atto: accetta questa situazione
prosaica: (qui) molto legata alla vita materiale
sfida: esperienza difficile e impegnativa

Glossario
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
Un’autrice americana che ama l’Italia
tanto da voler scrivere nella nostra
lingua. Si è avvicinata al nostro paese
grazie a un legame importante con un
grande giornalista e scrittore, Furio
Colombo, ma anche per un’affinità
elettiva particolare di cui lei stessa ci
parla.
Protagoniste del Suo romanzo
Una
donna in più
sono due donne. È vero,
come alcuni affermano, che i
personaggi femminili sono più ricchi
di sfaccettature e quindi permettono
un maggiore approfondimento?
Dipende. Non credo che si possa
generalizzare. Conosco alcuni personaggi
femminili che non vorrei approfondire e
20 21
L’italiano lingua
di espressione
Progetto Babele
Progetto Babele è una rivista letteraria
online. Fondata nel 2002 a Cork
(Irlanda) da Marco Capelli, ha l’obiettivo
di presentare periodicamente scrittori

emergenti che scrivono su Internet.
La rivista offre un servizio di filtro e
selezione per il lettore, presentando (in
circa 70 pagine) racconti, poesie,
recensioni e articoli di critica letteraria in
lingua italiana che provengono da tutto il
mondo. È distribuita gratuitamente
online in formato PDF.
Leggiamo un
brano del romanzo
“Helga ha cercato Nicola per
incaricarlo di costruire una casa a
Capri. Aveva appena comprato
settemila metri quadrati di terreno.
C’era, in quel terreno, un rustico
molto piccolo che serviva per avere il
permesso di costruzione. Nicola a quel
tempo era il giovane costruttore
caprese che gli stranieri cercavano, un
architetto che si era formato su quelle
pietre e che, allo stesso tempo, aveva
uno straordinario senso del mondo, di
altre culture. La storia di Helga e
Nicola è nata con lunghe
conversazioni, schizzi su tovaglie di
ristoranti, scambi di lettere. E a poco
a poco la casa della psicanalista ebrea
che abbandona Berlino per vivere a
Capri, diventa la “loro” casa. La casa e
BASILI&kúmá: banca

dati e rivista
Si chiama BASILI la banca dati sugli
scrittori immigrati in Italia che scrivono e
pubblicano in italiano, ideata e messa on
line nel 1997, con un finanziamento del
CNR (Centro Nazionale di Ricerca).
BASILI ora è un sito ricco e complesso: da
una parte, la banca dati si è ampliata e
permette di fare ricerche su scrittori, critici e
loro opere, tesi universitarie; inoltre, alla
banca dati si è affiancata una rivista, kúmá,
che presenta testi letterari inediti, saggi
critici, bibliografie, notizie sulle arti e le
culture della migrazione.
Kúmá, nella lingua bámbara dell’Africa
occidentale subsahariana, vuol dire Parola
(in italiano rimanda a una famosa Sibilla, in
giapponese vuol dire orso, in macedone
indica la persona che metterà il nome al
neonato).
BASILI&kúmá rappresenta quindi uno
strumento di comunicazione e interazione
per tutti quelli che amano la poesia e
la letteratura, usando l’italiano come lingua
di espressione.
/>la vita insieme. Nicola, all’inizio, aveva
disegnato una casa per lei, “casa di
campagna per signora sola”. Si entrava in un
viale di cipressi. Poi c’era la casa, e in alto,
sulla sinistra, la cisterna dell’acqua. La

cisterna è indispensabile a Capri, perché
occorre avere sempre una riserva d’acqua.
Intorno c’era la pietra. Al piano terreno
della casa c’era lo studio della psicanalista.
Si è poi aggiunto lo studio di Nicola. Il
progetto si è trasformato in una casa per due
persone. Durante i lavori Helga diceva:
“Facciamola un po’ più grande.” Ma la casa è
rimasta come nel disegno iniziale. Sopra ci
sono la camera con la terrazza, il soggiorno, i
bagni. Sotto ci sono i due studi, i servizi, la
stanza degli ospiti. Il disegno è ispirato a
una architettura severa. Non c’è nessuna
concezione formale. C’è una assoluta
prevalenza del piano sul vuoto. È una casa
funzionale. Nicola sapeva che chi vive a
Capri deve limitare la luce, difendersi dal
freddo e dal sole. A Capri l’inverno è freddo,
dunque niente grandi finestre, ma aperture
misurate. Voleva dominare il paesaggio
attraverso viste precise, come se fossero
quadri. Tagli di luce ben definiti.”
Giochi e attività
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
22
Soluzioni a pag. 23.
Osserva la foto e rispondi alle domande. Parla con
i tuoi compagni di corso o con i tuoi amici.
Leggi e completa la canzone
Nel tempo

di Luciano
Ligabue. Nel testo ci sono fatti storici dell’Italia
contemporanea: se necessario, puoi fare una ricerca
su Internet.
Il tempo rock
di Ligabue
Assisi, terra
di Francesco
• scelta • tempo • avevo • mondo • urlava • foto
• sono cresciuto • processo • batteria • scherzi
• hanno ucciso • hanno fatto
Conosci San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia?
Quali personaggi religiosi del tuo Paese possono essere
paragonati a San Francesco?
Conosci la città di Assisi e la regione dell’Umbria?
Hai già partecipato a qualche campagna di protezione
dell’ambiente e dell’arte?
Rileggi l’articolo sul World Pasta Day e riordina le
fasi di preparazione per gli spaghetti alla carbonara.
Spaghetti
alla carbonara
[ ] Sbattete le uova in una terrina e aggiungete sale,
pepe, panna e 50gr di parmigiano.
[ ] Amalgamante il tutto a fiamma bassa finché le uova
non si saranno rapprese.
[ ] Fate cuocere gli spaghetti in acqua salata ad
ebollizione.
[ ] Scolate gli spaghetti ancora al dente e versateli
nella teglia con la pancetta e le uova sbattute.
[ ] Nel frattempo fate rosolare la pancetta tagliata a

dadini in una grossa teglia con olio.
c’ero quando sono nato
c’ero quando ………………
Zorro Blek e Braccobaldo
Belfagor e Carosello
ed ……………… Lavorini
e dopo niente è stato come prima
c’ero sulla millecento
che mio padre …………… un po’
a chiunque c’ero la mia prima volta
non l’avevo neanche ……………
certo che era bella svelta
non potevo mica perder tempo
tutto il ……………… lì a tenere
il tempo che fosse un mondo o solo
fantasia o quello di una batteria
era sempre tempo
c’ero nel settantasette
a mio modo e col mio passo
il ……………… a De Gregori
c’ero coi Police a Reggio
c’erano due torri e un muro
e Berlinguer e Moro lì
nel tempo
tutti quegli scherzi che fa il tempo
tutte quelle …………… che non ho
ne ho scattate solo un po’
non ne ho mai avuto il tempo
tutto il tempo lì a tenere il tempo
che fosse il …………… o solo fantasia

o quello di una batteria
era sempre tempo
c’ero quando ho preso casa
c’ero molto poco e quindi poche scuse
c’ero quando ho fatto male
c’ero quando mi …………… male
c’ero sempre nel mio viaggio
l’occhio al finestrino
e Falcone e Borsellino lì
nel tempo
tutto il tempo lì a tenere il tempo
che fosse il mondo o solo fantasia
o quello di una ……………….
era sempre tempo
tutti quegli …………… che fa il tempo
tutte quelle foto che non ho
ne ho scattate solo un po’
non ne …………… il tempo
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sono cresciuto,
hanno ucciso, urlava, scelta, tempo, processo, foto, mondo, hanno fatto, batteria, scherzi,
avevo;
SSppaagghheettttii aallllaa ccaarrbboonnaarraa::
1. Fate cuocere gli spaghetti in acqua salata ad ebollizione.
2. Nel frattempo fate rosolare la pancetta tagliata a dadini in una grossa teglia con olio. 3.
Sbattete le uova in una terrina e aggiungete sale, pepe, panna e 50gr di parmigiano. 4.
Scolate gli spaghetti ancora al dente e versateli nella teglia con la pancetta e le uova
sbattute. 5. Amalgamante il tutto a fiamma bassa finché le uova non si saranno rapprese.

scuola
primaria
livello
elementare
livello
intermedio
inferiore
livello
intermedio
livello
intermedio
superiore
livello
avanzato
Tassa Pagata/Taxe Perçue
Oggitalia n° 7 - 2010 - Poste Italiane S.P.A. - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB - Ancona
ma cambiarono l’azzurro con il verde.
Il significato è rimasto comunque lo
stesso: un Tricolore come traguardo di
un popolo che mirava ad avere
Giustizia, Uguaglianza, Fratellanza.
Il Tricolore riassume quindi i naturali
“Diritti dell’Uomo”, il desiderio e
la volontà di chi crede nella propria
nazione rivolta al progresso sociale,
con leggi adeguate, senza divisioni, con
gli stessi diritti e doveri. Un paese dove
non ci siano discriminazioni. Dove
la morale e l’etica siano una guida
costante della vita pubblica.

Nome: Tricolore
Professione: Bandiera nazionale
italiana
Data di nascita: 14 novembre 1794
Luogo di nascita: Bologna
La bandiera italiana è nata nel 1794,
quando due studenti di Bologna,
Giovanni Battista De Rolandis e Luigi
Zamboni, tentarono una sollevazione*
contro il potere assolutista* che
governava la città da quasi 200 anni.
I due giovani presero come distintivo*
la coccarda della rivoluzione parigina,
assolutista: autoritario e centralizzato
distintivo: (qui) bottone o accessorio con un
messaggio
sollevazione: rivolta popolare
Glossario
Simboli d’Italia
Nella Costituzione italiana, approvata
nel 1948 dopo la proclamazione della
Repubblica, l’articolo 12 descrive
questo simbolo dell’Italia unita: “La
bandiera della repubblica è il tricolore
italiano: verde, bianco e rosso, a tre
bande verticali di eguali dimensioni.”
italiana
La bandiera

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