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Bollettino scientifico V11 WAS-Archives ARCHIVED

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REDATTO DA

LEOPOLDO MAGGI
PROF.

ORD

D'

GIOVANNI ZOJA

ANATOMIA E FISIOLOGIA

PROFESSORE ORDINARIO

COMPARATE

NELLA

DI

ANATOMIA

UMANA
R.

UNIVERSITÀ DI PAVIA

ACHILLE DE-GIOVANNI
PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA


H)e

<§«

HI

PAVIA.
Premiato Stabilimento Tipografico Successori Bilioni.
1888.


s

INDICE

V

dei lavori contenuti nei fascicoli del V, VI, VII e Vili anno
costituenti

ANNO

il

Voi. II. del Bollettino Scientifico.

- De-Giovanni: Alterazioni della cava inferiore complicanti
la cirrosi epatica. (Com. preventiva). - Zoja: Rare varietà dei condotti epatici. Staurenghi: Corno cutaneo sul padiglione dell'orecchio destro di un uomo. —
Cattaneo: Sull'istologia del ventricolo e del proventricolo del Melopsittacus undulatus Snaw.
Maggi: Intorno ad alcuni microrganismi patologici delle Trotelle.

NoBonardi Prime ricerche intorno alle Diatomee di Vali' Intelvi.
V. - Fasc.

I.








:

Magretti Lettere dall'Africa.
Fasc. II.
Tenchini. Sopra un caso di prematura divisione dell'arteria omerale (con figura).
Tenchini: Cervelletto insolitamente deforme di un uomo
adulto (con figura).
Bonardi
C. Parona: Diagnosi di alcuni nuovi Protisti.
e C. F. Parona: Sulle Diatomee fossili del bacino lignitico di Leffe in Val Gandino (Lombardia).
Maggi Tecnica protistologica (Cloruro di palladio). — Notizie universitarie. — (Cattedra e Stabilimento di Zoologia nell'Università di
Pavia). - Bibliografia. — Staurenghi: Sulla tisichezza polmonale pel Prof. A.
tizie.

:











:

,

De-Giovanni.





Fasc. III.
Maggi: Ricerca di nitrati al microscopio.
Maggi: Sull'analisi
microscopica dell'acqua delle sorgenti chiamate FONTANILI di fontaniva del
padovano.
Bonardi Intorno all'azione saccarificante della saliva ed alla glucogenesi epatica in alcuni molluschi terrestri. (Comunicazione preventiva). -

.



:


Bonardi: Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi. — Cattaneo:
Fissazione, colorazione e conservazione degli Infusori.
Panetti: Ricerche relative alla preparazione e conservazione di Bacteri e d'Infusorj.
Fasc. IV. — De-Giovanni: Studi morfologici sul corpo umano a contribuzione
della clinica (Nota IV.*).
Zoja: Di una cisti spermatica, simulante un testicolo sopranumerario.
Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche. —Bonardi:
Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi (cont. e fine). — Cat-







taneo: Fissazione, colorazione e conservazione degli infusori (cont. e
,

fine).

- Zoja: Di un solco men noto dell'osso frontale. (ComuANNO VI.
nicazione preventiva). - Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche (continuarione e line). - Parona: Materiali per la fauna della Sardegna (IX. Vermi paras- Cattaneo: Istologia e" sviluppo dell'apparato gastrico degli uccelli. (Comusiti
nicazione preventiva). - Università di Pavia: Voti e proposte dei professori naturalisti espressi alla facoltà di scienze matematiche e naturali.
Fasc II. - Tenchini: Di una rara anomalia delle arterie e delle vene emulgenti.
- Bonardi: Dell'azione dei succhi digestivi di alcuni gasteropodi terrestri, sull'amido e sui saccarosii. - Parona: Materiali per la fauna dell'isola di Sardegna (X.
Ulteriore comunicazione sui Protisti della Sardegna). - Maggi: Sull'importanza
scientifica e tecnologica dell'esame microscopico delle nostre acque. - Rivista.
(Cattaneo: Sui protozoi del porto di Genova di A. Gruber).
Fasc. III. e IV. - Zoja: Di un solco men noto dell'osso frontale - Solco soprafrontale (2.* comunicazione). - Maggi: Sull'influenza d'alte temperature nello sviluppo dei Microbj. - De-Giovanni e Zoja: Risultati d'esperienze sullo sviluppo e
sulla resistenza di bacteri e vibrioni, in presenza d'alcune sostanze medicinali. Maggi: Sul numero delle prove d'esame per l'analisi microscopica delle acque potabili e sul tempo per ciascuna di esse. - Staurenghi e Stefanini: Dei rapporti delle

fibre nervose nel chiasma ottico dell'uomo e dei vertebrati. (Comunicazione preventiva). - Bonardi: Le acque termo-minerali di Acquarossa in Val di Blenio Svizzera - (Relazione). - Bonardi: Intorno all'influenza dell'acido fenico sui Mi- Fasc.

I.

).

crobj e sul loro sviluppo.


Anno X.

Marzo 1888.

N

1.

Bollettino Scientifico
REDATTO DA

h,WO¥OhW)0
PROF. ORD. DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

MAGGI

COMPARATE NELLA

R.

G IO YAHOO %®$&

PROF. ORD. DI ANATOMIA

UNIVERSITÀ DI PAVIA.



UMANA NELLA STESSA UNIVERSITÀ,

JLCWSLIM BS^GIOTAHHI
PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA

S

Abbonamento annuoltalia L.
>

>

.

.

»

IO
2

.

.


>

-2:

Estero

Un numero separato
Un numero arretrato

»

R.

UNIVERSITÀ DI PADOVA.



Si pubblica in Pavia
Corso Vittorio Eman. N. 73

Esce quattrovolte all'anno.
Gli abbonamenti si ricevono in
Pavia dall'Editore e dai Redat-

Ogninum." èdi32pag.

tori.

SOMMARIO

ZOJA: Sopra un caso



di polianchilopodia in un esadattilo (con tavola).
Racterj della grandine.
CATTANEO: ^u di un Infusorio
oiliato, parassita del sangue del carcinus maenas.
CATTANEO Sugli Amebociti dei Crostacei. (Comunicaz. prev.).
BONARCI Intorno alle Diatomee
Rivista (MAGGI: Intorno ai Protozoi riventi sui muschi
del Lago d'Idro.
Id. Sull'importanza dei Fagociti nella morfologia dei Metazoi.
delle piante.
Id. Di alcune condizioni patologiche negli organismi superiori, analoghe
a condizioni fisiologiche negli organismi inferiori).
Protistologia medica
(Classe: Lobosa. Le Amebe nelle dejezioui dissenteriche, negli ascessi epatici
consecutivi alla dissenteria e nella variola vera).
Bacterioterapia.

MAGGI: Intorno







ai








:

:





SOPRA US CASO

DI

POLIWCHILOPODIA

IN

US ESADATTILO

Nota del Prof. GIOVANNI ZOJA
Letta al R. Istituto

4888


anatomia umana dell'Università di Pavia si
scheletro di un piede che a mio avviso merita di es-

Nel museo
trova
sere

lo

di

conosciuto. Dalle

stesso raccolsi che
il

e Lettere nell'adunanza del 3 maggio
medico-chirurgica di Pavia delV adunanza

Lombardo di Scienze

comunicata alla Società
del 5 maggio 4888.
e

annotazioni del

catalogo

apparteneva ad un contadino


quale era ben costituito e non presentava

altro che sei dita

dell'Istituto

ben fatte

in

ciascun piede

di

di

70 anni,

straordinario

0).

(1) Dei due piedi di questo individuo furono presi sul fresco gli stampi in
gesso e in cera, che pur si conservano nel Gabinetto nella sezione di Anatomia topografica Serie N. 281, 282, 283.


Della

esadattilia


punto; è argomento

di
di

non intendo occuparmi
studio del mio primo assistente Dottor
questo caso

"Attilio Sacchi, bensì desidero

soffermarmi sopra un'altra con-

dizione anormale riscontrata appunto,
letro, e del solo piede destro,

tanto del

diceva, nello sche-

che consisteva nell'anchilosi to-

un numero considerevole di articolazioni
tarso come del metatarso e della regione tarso-me-

completa

tale e


come

di

tatarsicaU).

Alla regione tarsica sono sinostosizzate

le articolazioni:

a) dello scafoide coi tre cuneiformi;
b) dei tre

cuneiformi tra di loro;

del calcagno col cuboide.

e)

Alla regione metatarsica posteriore appajono anchilosate
articolazioni

le

:

a) dei primi tre metatarsi fra di loro;

b) dei due ultimi metatarsi fra di loro.


Alla regione tarso-metatarsica sono pure chiuse ed immobili le articolazioni:

a) dei tre primi metatarsi coi rispettivi tre cuneiformi;
del

b)

secondo metatarso col primo

e col terzo

cunei-

forme;

due ultimi metatarsi col cuboide.
Al tarso quindi non rimangono aperte e normali che
dei

e)

due articolazioni tra l'astragalo
galo e lo scafoide;

le

e

il


le

calcagno, tra l'astra-

brevi articolazioni

tra lo scafoide e

il

calcagno (colla grande apofisi), tra lo scafoide e il cuboide,
e tra il cuboide e il terzo cuneiforme; e al metatarso sono

normali soltanto l'articolazione tra il terzo e
tatarso e la brevissima tra quest'ultimo osso

il

e

quarto meil

terzo cu-

neiforme. Di maniera che delle 23 articolazioni (tra grandi e
piccole), che

si

notano tra


le

ossa del tarso a del metatarso,

16 sono anchilosate e 7 restano normali. (Vedi Tavola).
Le dodici ossa del tarso e del metatarso sono ridotte a
tre.

le

Il

primo pezzo

è

formato dall'astragalo,

il

solo di tutte

ossa che conservi completa la sua indipendenza. Lo sca-

(1)

NB.

Il


piede sinistro possiede invece tutte

le articolazioni

normali.


3
foide,

tre cuneiformi e

i

formano

tre primi metatarsi, fusi

i

secondo pezzo osseo, che assomiglia ad un forchet-

il



tone a tre rebbii, con manico grosso e corto.

pezzo


insieme,

osseo

viene costituito dal calcagno

Il

terzo

fuso insieme col

,

due metatarsi. Anche quest'ultimo
pezzo ricorderebbe la forma di un'altro forchettone ma con
due soli rebbi e con un manico molto grosso e lungo (l).
cuboide e cogli ultimi

Merita poi d'essere rilevato che mentre vi hanno anchilosi
così

numerose ed estese nelle articolazioni

del tarso e del

me-

tatarso, tutte le articolazioni metatarso-falangee e falango-fa-


langee sono invece normali; perfino quella tra la seconda
la terza falange del quinto dito la quale,

come

sa, si

si

e

trova

frequentissime volte anchilosata anche per tempo, qui è aperta
e
di



normale:

e per

norma anche

di

più


si

notano aperte

tutte le articolazioni del

e mobili

dito

come

soprannume-

rario.

Quale sarà stata la causa di tutte queste sinostosi? E difficile non solo dare una risposta soddisfacente, ma è difficile
ancora produrre attendibili congetture.

Fra

cause delle anchilosi

le

si

ascrivono

:


la vecchiaja, la

immobilità troppo prolungata, la cattiva posizione, certe malattie generali (la gotta,

il

reumatismo particolarmente),

le

infiammazioni ed altre ancora.

Qui non

è

il

caso di

gata, né a malattie

ricorrere

né all'immobilità prolun-

generali perchè

dell'individuo depongono contro. Che

fetto dell'età?

Bisognerebbe che

le

le notizie
le

tilia?

le sinostosi



si

hanno

anchilosi sieno l'ef-

sinostosi dei piedi fossero

più frequenti per sostenere quest'opinione,

Che

che

il


che non

è.

abbiano un qualche legame colla polìdat-

La coesistenza

di

qualche anchilosi

e di

un

dito so-

NB.

Certe anchilosi fra le ossa del piede sono comuni in alcuni anitre metatarsi medii sono saldati in un sol osso nei Oarbusidi propriamente detti;
cuneiformi e i metatarsi si saldano fra loro nella Gii
raffa. (Cuvier, Lecons d'Anat. compar. pub. par. Duméril, Bruxell. 1836. Tom. I.
pag. 183):
così anche nel Bradipo i due cuneiformi si saldano presto fra
loro e coi metatarsi, sicché nell'adulto il tarso è formato solo dall'astragalo
e dal calcagno. (Th. Siebold et H. Stannius.
Paris,
Anatomie Comparóe.

1850.
Tom. II. pag. 392).
(1)

mali, così

i












4

prannumerario fu avvertita anche dal Calori (1), devesi pero
far notare che le sinostosi nei casi di quest'autore si riscontrarono solo fra le falangi delle dita anomale. Ad ogni modo
il legame si potrebbe forse trovare nell' ammettere una magla quale talvolta si può afgior produzione di sali calcarei
fermare con un dito soprannumerario e tal'altra colla calcifi,

cazione o

delle giunture.


coli' ossificazione delle cartilagini

Non sarebbe

del tutto fuor

dfproposito ritenere che queste

come

anchilosi sieno altrettante forme ereditarie,

mente ereditaria

la polidattilia.

Ma

è indubbia-

questa non è che una sem-

plice congettura.

l'

Osservando attentamente le sinostosi di questo piede, alinfuori della scomparsa per la massima parte totale e com-

pleta


ogni

d'

traccia delle

articolazioni preesistenti (solo in

pochi punti se ne scorge qualche lievissimo segno, come

una breve
tra

il

e stretta fessura ricorda

primo metatarso

e

il

p.

e.

luogo dell'articolazione

il


primo cuneiforme), non

vedono

si

deformazioni né stimate che indichino essere queste anchilosi
effetto di

progresse malattie. Da un osso

passa all'altro,

si

scorrendo sulle scomparse interlinee articolari presso a poco
come avviene di osservare fra due ossa della volta del cranio
saldate assieme per sinostosi precoce. Eppure mi

questo individuo

una scure,

e

,

che


quand'era giovane

,

ferita guari

della

si

disse che

un piede con
solo dopo lunga cura.
si

colpi

Questa lesione (ammesso che il piede colpito sia stato il depotrebbe facilmente spiegare qualcuna delle anchilosi
stro)
,

che

di quelle articolazioni

diffondere

l'


Non

può non coninfiammazione prodotta da un trauma si possa

ressate dal trauma,

venire che

ma

per avventura fossero state inte-

a tutte

le

e

tutte le altre?

articolazioni

del

piede,

guentemente possa succederne 1' anchilosi
razionale, ma il non rilevare alcuna traccia
:


mazione

all'

si

la
di

e

che conse-

supposizione è

questa infiam-

intorno delle anchilosi, diminuisce, parmi

,

il

va-

Sulla coesistenza di una eccessiva divisione del fegato e di qualche
Nota del Professore Luigi
dito soprannumerario nelle mani e nei piedi.
li)




(Memoria dell'Accademia delle Scienze
Serie IV.» Tom. II. 1881, pag. 337, 340, fi-. i.\
Calori.

dell'Istituto di Bologna.
2.', 3.* e 6.').




lore anche di questa

supposizione. Per tutto ciò

pronunziarmi sulla vera causa

di

queste anchilosi, e

non saprei
qualunque

mi lascierebbe nel dubbio.

delle esposte si volesse sostenere

Volendo poi considerare sotto altro punto di vista questo

piede così anchilosato, esso potrebbe esser diviso nel senso
antero-posteriore, in due parti, una interna e superiore, for-

mata

dall'astragalo, libero e

articolato colle altre ossa,

come

norma, dalla fusione di sette ossa tarso-metatarsiche (dallo
e
scafoide, dai tre cuneiformi e dai tre primi metatarsi);
di



T altra parte esterna ed

inferiore,

composta da un

sol pezzo,

formata da quattro ossa (dal calcagno, dal cuboide
ultimi metatarsi), pure saldate assieme.
dall' indietro


all'

piano

Il

e dai

divisione

di

avanti, quasi rettilineo, passa per

due

le

artico-

lazioni astragalo-calcanee anteriore e posteriore, scafo-cuboidea,

cuneo-cuboidea

e intermetatarsica fra

il

terzo e


tatarso; articolazioni rimaste aperte e normali.

bra cosi fesso

nel

senso

antero-posteriore

,

il

Il

quarto mepiede sem-

come accade

di

osservare in certi animali.

Come ognun vede

in

questo caso sarebbe stata impossibile


qualunque disarticolazione trasversale completa del piede: si
sarebbe potuto asportare invece i due terzi anteriori ed interni, al davanti dell'astragalo, o tutta la metà esterna sulla
guida delle articolazioni indicate che rimasero aperte.
Le anchilosi delle articolazioni del piede sono piuttosto rare.
Nel non breve tempo che mi trovo addetto alla scuola anatomica

di

Pavia (oltre 28 anni) non ricordo d'aver osservata

altra sinostosi del piede all'infuori di quella posta fra la se-

conda

terza falange del quinto dito

e la

è un' anchilosi

comunissima

Questa rarità delle
alterazioni

(

2)

,


che, come

si

disse,

(*).

anchilosi al piede

è stata constatata

da

all'

infuori di altre

tutti, e lo dichiara

anche

Museo Anatomico

di Pavia possiede più di 30 esemplari di scheletri
laboratorio ne furono preparati ben più di 100: ebbene in tutti questi ed altri, che osservai in altre raccolte anatomiche, riferibili all'età dai 23 anni in su, meno 1' accennata anchilosi tra la seconda e
la terza falange del quinto dito (che si trova circa il 60 per 100) non ne vidi
(1)


Il

di piedi di adulti, e nel

altre.
(2)

Nei piedi

torti,

nel valgo specialmente,

si

sono osservate anchilosi delle


6
il

D.r Larapugnani nella sua monografia scritta appunto sulle

anchilosi

(!).

Ne furono però vedute

di


queste sinostosi,

per citare qualche autore mi piace ricordare
Antonelli di Napoli

d'

nostosi fra

Prof. Giovanni

quale in una delle sue interessanti an-

il

notazioni della traduzione che fece

dichiara

il

cosi

dell'

anatomia

dell'


Hyrtl,

per due volte in una completa sicalcagno e ilcuboide 2 ).
E A. Robert scrive che

essersi imbattuto
il

(



talvolta l'estremità posteriore delle ossa del metatarso

dono per sinostosi fra loro medesime, ovvero

fon-

si

colle corrispon-

denti ossa cuneiformi, specializzando date persone in cui più di

frequente

si

ritrovano


(3).

E

così

si

sono viste saldature delle

articolazioni astragalo-calcanea posteriore, e tra
lo scafoide

da Foucher

(

4 ).



il

calcagno e

Sicché a quando a quando

si in-

contrano esempi di talune anchilosi delle ossa del piede,

generalmente parlando appajono di rado e quasi sempre

ma
cir-

una o a poche articolazioni. Forse il caso che
abbia avuto il maggior numero di anchilosi al piede, almeno

coscritte ad

da quanto consta a

anatomica

me

,

è

quello che

presentò alla Società

Parigi nel gennaio del 1857

di

il


Dottor Dolbeau,

anatomia della Facoltà di Medicina. In
questo caso del Dolbeau erano saldate le articolazioni trasversali tra lo scafoide e i tre cuneiformi, tra il grande cuneiforme e il primo metatarso, tra il terzo cuneiforme e il
terzo metatarso e quelle tra il cuboidc e gli ultimi due metatarsi 5 ). Dolbeau, quantunque non avesse potuto raccogliere
notizie della vita dell' individuo che possedeva quelle anchilosi,
le giudicò non pertanto consecutive a fratture da contusione,
allora prosettore

di

(

ossa del tarso, principalmente
naire encycloped.



dell' articolazione

astragalo-scafoidea. (Diction-

Artici Pied).

Delle anchilosi. (Archivio di Ortopedia pubblicato dai Dottori P. Panieri
pag. 141).
e F. Margary, anno 3.° Milano, 1886
(2) Istituzioni d'Anatomia dell'Uomo ecc. di Giuseppe Hyrtl, quarta edizione della versione italiana del Prof. Giovanni Antonelli ecc.
Napoli, 1887,
nota (3).

pag. 318
Manuale di Anatomia topografica ecc. Prima tradu(3) Citato da Hyrtl.
Milano, 1858. Tom. II. pag. 381
zione italiana del D.r Francesco Roncati.
(1)







nota







(1).

(4)

Bulletins de la Société

(5)

Bulletins de


la Société

Anatomique de Paris XXXI année 1856, pag.
Anatomique cit. XXXII année 1857, pag. 3.

164.


7

seguite da infiammazione.

nicazione

vando

Il

confermò pienamente

,

pure che sul pezzo

egli

comuDolbeau rile-

Trelat, presente a quella
il


si

esaminato

giudizio

del

ritrovavano ancora traccio

Dolbeau si mostrarono
quindi sette anchilosi, numero ancora molto al di sotto di
quello che si osserva nel piede da me descritto, e però vista
di osteite.

la rarità

Nel

piede

del caso pensai di fare questo cenno

con apposita figura
di

affatto

Segue


dal

,

credendo

che

interesse alla scienza e
la

possa

,

illustrandolo

non privo

essere

arte chirurgica.

all'

Tavola.

INTORNO


AI

BACTERJ DELLA GRANDINE

NOTA.
del Professore

LEOPOLDO MAGGI.

In questo Bollettino (anno IX, N. 2, giugno 1887), ho riferito

i

alla

risultati di alcune

mie ricerche, fatte

presenza di Bacterj nella grandine,

trovai micrococchi

incolori,

è,

nel 1884, intorno

come ho


detto, vi

zygobacterj dei nitrati e bacilli

analoghi M'Actinobacter polymorphus di Duclaux. Inoltre alla
Società medico chirurgica di Pavia, nella seduta ordinaria del

9 luglio 1887

(!),

soggiunsi che alcuni bacilli erano anche ana-

loghi al Bacillus cyanogenus

Fuchs ed

al

Bacterium pneumo-

nioz crouposce.

Quelle mie ricerche vennero eseguite coll'osservazione mi-

croscopica immediata, vale

a dire senza cultura,


e

diretta-

mente ed indirettamente, cioè senza reagenti e con materie
coloranti. E ciò perchè trovandomi allora in campagna non
aveva

i

Ora

mezzi opportuni per

la osservazione

mediata.

non ho potuto far io, lo vedo esser stato ricercato da Odo Bujwid di Varsavia. Egli infatti in una nota
inserita negli Annales de Vlnstitut Pasteur, di cui si fa cenno
anche nella Renne Scientifique del 14 gennaio p. p. pag. 60, in-

(1)

ciò che

Bollettino della Società

pag-. 53-54.


Medico- Chirurgica

di

Pavia, 1887,

Numero unico,


dica alla presenza di bacterj

nella

grandine, scopertavi me-

diante la seminagione di lastre di gelatina nutritiva coll'acqua

proveniente dalla fusione della gragnuola, dopo, ben inteso,

aver prese tutte

le

precauzioni indispensabili per sbarazzarsi

dai microrganismi attaccati alla superfìcie di questa gragnuola.

Odo Bujwid vi ha veduto svilupparsi
lonie, che a mala pena ne potè apprezzare


numerose coil numero e valutare a 21,000 per centimetro cubo quello dei germi contenuti
nel ghiaccio. Fra questi microbj, l'autore ha riconosciuto due
specie che

si

così

trovano ordinariamente nelle acque potabili,

bacillus fluorescens liquefaciens

,

ed

il

il

bacillus fluorescens pu-

non si trovano nell'aria. 11 bacillus
janthinus, tra gli altri, non è stato trovato che nelle acque
putride, e Bujwid, che non l'aveva mai incontrato nelle acque
della città di Varsavia né in quelle de'suoi dintorni, che non
lo aveva mai coltivato nel suo laboratorio, l'ha trovato invece nella grandine da lui raccolta.
Bisogna per ciò ammettere che particelle d'acqua putrida
o di pulviscoli solidi tolti da un suolo paludoso vennero trasportati dal vento in una regione lontana, congelati se si tratta
tidus, ed altre specie che


di

acqua, condensati nel ghiaccio, se

tratta di pulviscoli,

si

durante la formazione della gragnuola, o cadute in seguito
sul suolo, ove apportarono microbj esotici, in uno stato di
conservazione tutt' affatto particolare.

E

pertanto permesso di credere che molte altre specie di

bacterj inoffensivi, od anche patogeni, possono essere trasportati dalla

pioggia o dalla grandine d'una contrada all'altra,

anche assai lontane.
Nella mia nota: /

grandine, presentata alla
Società medico- chirurgica di Pavia il 9 luglio 1887(1), ho pure
detto che a tali bacilli, probabilmente si devono attribuire quei
disturbi

bacilli della


gastro-enterici che

talvolta

si

hanno dopo aver

in-

gojato grani di grandine. In essa richiamava l'attenzione dei

miei colleghi sul Zigobacterium o

bacilli

nere distinto dal semplice Bacterium.

(l)

Loc.

cit.

corti

appajati, ge-



9
I

miei primi studj intorno a questo nuovo genere di bac-

trovano nella mia Relazione suir esame microscopico

terio, si

di alcune acque potabili della città e per la città di

Padova.

mia nota: Rimicroscopio (Bollettino Scientifico anno V,

(Pavia, Tipogr. Succ. Bizzoni, 1883), e in una

cerca di nitrati al
N.

3,

settembre 1883, pag. 65).

Dopo averlo constatato

nelle soluzioni nitratiche pure, l'ho

trovai nelle acque di pozzo ed in genere nelle acque potabili


che contengono nitrato, indi nelle acque di pioggia,

come
e

strascinano composti ammoniacali (nitrato, nitrito

sa,

si

le quali,

carbonato d'ammoniaca), nelle acque di fiumi, pure con ni-

trati,

nelle terre arabili, che

ammoniaca,

finalmente

e

nell'

contengono nitrato

e


aria atmosferica, ove

nitrito di
si

sa esi-

una piccola quantità d'ammoniaca sotto forma di carbonato. Così che la presenza del mio Zygobacterium, può instere

dicare, con abbastante sicurezza, quella collaterale dei nitrati.

Pertanto
vi

si

può dire che queste sostanze,

erano nei grani della grandine da

me

in

piccolissima dose,

esaminata, avendovi

veduto il Zygobacterium nitrosum (mihi).

Nella mia suaccennata nota alla Società medico chirurgica
di Pavia, ho pure riferito, che questo Zygobacterium compare
durante

la

putrefazione

di

diverse sostanze organiche, albume,

carne, latte, ecc., e poi nell' orina, nelle feccie, e secondo le
figure, date da alcuni autori, anche in certi casi patologici,

come ad esempio nel sangue dei piccioni che hanno contratto
il mal rosso del majale. Ond'è
che il Zygobacterium può indicare colla sua presenza, quella dei nitrati

anche

in

alcuni

processi infettivi.

Sarebbe stato desiderabile pertanto che Bujwid, prima della
cultura, avesse indicato cosa c'era nell'acqua di fusione della


sua gragnuola, per ricercare, come pare che vi sia, una relazione di sviluppo tra
certamente sebacterj dei nitrati
minati coli' acqua di fusione della gragnuola, nella gelatina
i

nutritiva, ed

Dal

i

,

bacilli ottenutivi in seguito.

momento che

pneumonice di Friedlander
(Bacterium pneumonice) è stato trovato da Emmerich nelle
camere occupate in differenti riprese, da pneumonici, e che
,

il

Bacillus


10

mostrò suscettibile di conservarsi al di fuori dell'organismo

umano, infestando ancora, come fu provato coi sorci che respirarono un'atmosfera carica di questi Bacterj o Bacilli od
anche, si può dire, micrococchi, giacché sotto queste forme

si

si

presenta ne' suoi primi stadj

di

sviluppo; ne consegue che

pur importante di tener calcolo della forma analoga al Bacterium pneumonice crouposce che trovai nella grandine e nell'acqua piovana. Quest'ultimo veicolo, mi pare poi che debba
è

meritare una maggior considerazione,
che

lo

quanto che l'acqua,
riceve dalle correnti atmosferiche, io può trasportare

in diverse località,

in

senza fargli subire la condizione


fisica della

congelazione per la formazione della gragnuola. Si può notare
ancora, che finora questo microrganismo l'ho veduto sola-

mente nell' acqua caduta in luglio con relativa diminuzione
di temperatura atmosferica; così che potrebbe avere delle relazioni colle pneumoniti che si sa manifestarsi appunto in tali
momenti dell' estate.
Non senza interesse credo che sia il confronto, dal punto
dei risultati ottenuti dall' esame midi vista bacteriologico
,

croscopico della grandine e di quello dell'acqua piovana estiva.
Infatti

anche

in

questa

micrococchi incolori, bacterj

vi erano:

forma di piccolissimi Zygobacterium nitrosum
mihi, Actinobacter polymorphus Duclaux, e forme analoghe al
Bacterium pneumonice crouposce manifestantisi chiaramente
coli' aggiunta di una soluzione di magenta 0).
Questi bacilli pertanto, non si dovrebbero dichiarare indimostrano la necessità di far

nocui. Comunque essi siano
precedere all'osservazione microscopica mediata, ossia colle
dei nitrati sotto

,

,

colture, quella immediata, diretta ed indiretta, ossia senza e

con reagenti; come fanno coloro, che procedono colla dovuta
circospezione.

(1) Maggi: Esame microscopico dell'acqua piovana.
anno IX, N. 3, pag\ 84, settembre 1887). Pavia.

(Bollettino Scientifico,


,

11

SU

UN INFUSORIO CILIATO, PARASSITO DEL SANGUE

DI

GARCINUS MAENAS


del

Nota del Dottor

G.

CATTANEO.

Nel 1852, Stein trovò un infusorio ciliato, della famiglia
delle Opaline (Anoplophrya branchi arum) nelle lamelle branchiali del

Gammarus pulex

Nel 1885 Balbiani trovò

sangue

nel

dell' Asellus

un' altra

particularité

curieuse,

»


mier exemple

d'

»

sang

comme

un Infusoire

Anoplophrya

specie di

aquaticus, la quale

»

mème

(*).

habitat,

«

présente cette


qu' elle est le pre-

parasite vivant

cilié

dans

le

de son hóte, et circulant pèle-mèle avec les glo-

»

bules sanguins dans toutes les parties de l'appareil circulatoire jusque dans ses extrémités les plus éloignées, ce

»

qui justifie le

»

»

,

nom

d' Anoplophrya cirxulans,


que je propose

2
( ).

de lui donner

»

Esaminando

nel

mese

maggio

anno 1888
il sangue di
molti individui del Carcinus maenas
per uno
studio sulle cellule ameboidi (3), m'avvenne di trovare in un
individuo una straordinaria quantità d'infusorii ciliati, viventi
e circolanti nel sangue, come V Anoplophrya, sebbene non apdi

del corrente

,

partenenti alla famiglia delle Opaline.


Nell'aquario del Laboratorio, fra

nevo pel mio studio, ve
levanti dimensioni,
di

entrambe

le

il

n*

i

molti Carcini che vi te-

era uno di sesso maschile e di

ri-

quale erami giunto da Venezia mancante

chele, mutilazione che dovea essere

avvenuta

da tempo, perchè le ferite erano completamente cicatrizzate e

ricoperte da una soda cuticola. Egli vi stava già da una quindicina di giorni, mostrandosi però sofferente, e assai

li)

Stein. Zeitschr.

(2i

E. 6. Balbiani.

tique.
(3;

vi-

wiss. Zool. Voi. Ili, pag*. 486. 1852.

Sur un infusoire

cilié parasite du sang de VAselle aqud(Anoplophrya circulans). Recueil Zoologique Suisse.
Voi. II. 1885.

G. Cattaneo. Sugli
Sulla struttura e



«

amebociti


»

dei Crostacei.





Bollettino Scientifico.

i fenomeni biologici delle cellule ameboidi del sangue
Carcinus maenas (con una tavola). Atti della Società Hai. di Scienze Na-

1888.

nel

f.

meno

turali. 1888.


t2

vace dei suoi compagni.
gli studi sul


Fu adoperato insieme con

sangue, con quelle cautele che

1'

altri

per

esperienza mi

avea suggerito per escludere dalle preparazioni qualsiasi elemento estraneo al sangue stesso. Le goccie da esaminarsi erano
ottenute mediante l'amputazione di una zampa, prima accu-

ratamente pulita ed asciugata, lasciando cader

la goccia

sul

portoggetti, senza toccarlo col moncone, precauzione indispen-

onde per avventura i protisti viventi sul dermascheletro (specialmente diatomee e flagellati) non passino nella preparazione. All'esame delle prime due o tre goccie trovai molto
scarsi gli amebociti, e piena invece la preparazione di grossi
sabile

,

quali nuotavano rapidamente in tutte le direzioni.


infusorii,

i

Estesi la

mia indagine a tutte

il

le

spremendo

parti del corpo,

sangue dalla estremità delle zampe, estrandolo dal cuore

con sottile siringa, pungendo
trovai lo stesso quadro.

Finalmente esaminai

al

del crostaceo ancor vivo,

il


vaso dorsale, e in tutte

microscopio
e vidi

le

le

goccie

lamelle branchiali

entro di esse, scorrenti in

circolazione colle cellule ameboidi, gli stessi infusorii prima
osservati.

Legando

la base d'

una lamella per fermare

il

cir-

con tutta


colo, potei osservarli nella loro condizione naturale e

comodità.

È un

caso di parassitismo del sangue affatto simile a quello

osservato dal Balbiani neWAsellus; solo non
Opalina,

ma

di

un Olotrico, munito

di

si

tratta di

apertura boccale.

Questi infusorii hanno una lunghezza di 35
millimetri, con

una larghezza massima


una

di

10





nella parte anteriore, arrotondati nella posteriore.

45 micro-

12 p,
Il

affilati

loro corpo

interamente circondato da cilia fra loro eguali, fuorché nella
parte anteriore, ove sono alquanto più lunghe. La parte anè

teriore affilata

rostro flessibile

si


piega più o

e a

meno da un

qualche distanza

fenditura boccale, munita di lunghe

lato,

dall' apice

cilia.

Il

a foggia di
si

trova la

loro corpo con-

una vescicola contrattile
molte granulazioni qua e là

tiene un nucleo nella parte mediana,


rosea nella

parte posteriore e

sparse.

Questo insieme

di

caratteri

li

indica chiaramente appar-


13

tenenti all'ordine degli Rolotricha, famiglia Enchelyidce Sav. K.,
e al

genere Anophrys di Cohn,

quale è vicinissimo

il

ai Col-


podini.

Questo genere fa stabilito nel 1866 da Ferd. Cohn, il quale
trovò in un aquario contenente aqua marina, e di cui diede

lo
i

seguenti caratteri

:

Anophrys, nov. gen. Corpo rigido, con fine striature longitudinali e trasversali, munito di cilia in tutto il contorno,
con nucleo centrale

e

vescicola contrattile terminale, con aper-

tura boccale laterale, circondata da un cercine di cilia
branti. L'apice che sta sopra la bocca

vi-

ha l'aspetto d'un ro-

accuminato e flessibile 0).
Le due specie finora conosciute di questo genere sono VAnophry carnium, che il Cohn dà come sinonimo della Leucophrys carnium Ehr., senza darne alcuna descrizione, e la A.
sarcophaga, che fu trovata da Cohn nell'aqua marina, fra
stro


frammenti di carne in putrefazione. Le caratteristiche date
da Cohn per questa specie sono le seguenti
Anophrys sarcophaga, nov. gen., nov. spec. Corpo gialliccio,

dei

:

oblungo, arrotondato posteriormente, col rostro piegato late-

ralmente ad uncino, accuminato,
di quelle della

flessibile,

/x

Largh. 15

più lunghe

f*.

La forma da me trovata coincide
stacca alquanto negli

cialmente per

cilia


parte posteriore del corpo. (Acineria incurvata

Duj.?). Lungh. 60

si

con

minori

le

specifici

ma

nei caratteri generici,

dalla A. sarcophaga, spe-

dimensioni, la mancanza o estrema

attenuazione delle striature

e

la

natura parassitaria. Ciò mi


conduce a presentarla come una nuova specie, che dedico
Prof. Maggi.
Ord.

al

Holotricha

Fam. Enchelyidae S. K.
Gen. Anophrys Cohn.
Anophrys Maggii nov. spec.
Caratt. Corpo ovale allungato

(1)

F.

(f-

35

Cohn. Neue Infusorien im Seeaquarium.

lume XVI,

1866.

gina 511-512.






45

Zeitschr.

X
f.

10

wiss



12),

Zool. Vo-

Vedi anche Saville Kent. Manual of the Infusorio.



Pa-


,


14

arrotondato posteriormente
e ricurva

,

con

a guisa di rostro;

laterali e posteriori; nucleo

la

parte anteriore appuntita

cilia anteriori

mediano

e vescicola contrattile po-

steriore; apertura boccale situata sotto

un cercine

più lunghe delle

il


rostro, e

di cilia; non, visibili o poco distinte

le

munita di
striature

trasversali e longitudinali.

Loc. Nel sangue del

Carcinus maenas.

Le differenze individuali dei numerosi esemplari da me esaminati consistono anzitutto nelle dimensioni oscillanti fra
limiti sopra indicati,

e

nella

i

maggiore o minore curvatura

della parte anteriore ed espansione della parte posteriore. Nel

corpo stanno da uno a 5 vacuoli contenenti granulazioni, op-


pure solo granulazioni isolate. Il rostro è mobilissimo, si allunga, si accorcia successivamente e con moto assai vivo
quasi toccando gli oggetti presso cui V infusorio avanza. Il
moto dell'infusorio è rapido, continuo e rettilineo; talvolta

qualcuno fermarsi e roteare sopra 1' asse longitudinale. L'adattamento alla vita parassitaria nel sangue dei cro-

se ne vede

stacei

si

riscontra specialmente nell'attitudine a deformarsi,

momentaneamente

affilandosi, per passare

gusti (come fa del resto anche
Il

corpo cioè

si

assottiglia

nei


luoghi più an-

YAnoplophrya circulans Balb).

per superare l'ostacolo, e subito

dopo riprende successivamente, nelle varie parti, il diametro
normale, formandosi così delle rapide strozzature che si succedono dalla parte anteriore alla posteriore, e poi spariscono.
Mentre YAnoplophrya, sfornita di bocca, si nutre evidentemente
del plasma sanguigno, YAnophrys, coi vivaci movimenti delle
cilia boccali,



sangue.

Ne

divora
vidi

le

cellule

e

le

granulazioni sparse del


parecchi individui

in

segmentazione

tra-

sversale.

La natura essenzialmente carnivora delle due specie finora
conosciute (A. carnium e A. sarcophaga), che vivono nell'aqua marina tra frammenti di carne in decomposizione, spiega
anche l'adattamento parassitario dell' Anophrys Maggii. Verosimilmente l'invasione del parassita non può aver luogo né
dall'intestino, né dalle branchie,
l'ospite,

ma

dalle eventuali ferite del-

comunissimo nei crostacei, specie

al

tempo della muta,


,


15

non dev'essere senza significato il fatto che il crostaceo
che n'era invaso presentava due vecchie cicatrici in corrispondenza delle chele. Inoltre il fatto che un solo carcino
su 300 circa da me esaminati, era infetto d ali A nophrys varrebbe a indicare che l'invasione non ha luogo per le vie nor-

e

y

ma

mali,

solo per vie occasionali.

Nel sangue
tele per

di

altri carcini, osservato

con

le

maggiori cau-

impedire ogni inquinamento dall'esterno, trovai


in

gran copia delle piccole monadi a corpo ovale o reniforme, e
dei ciliati olotrichi assai più piccoli deìVAnophrys, che però

non ho potuto determinare.
I fatti da me indicati
si uniscono
a quelli del Balbiani
ad accertare l'esistenza, nel sangue circolante dei Crostacei,
di infusorii ciliati parassiti, moltiplicantisi in gran copia, senza
un danno immediato dell'ospite.
finora

,

Pavia, Laboratorio

SUGLI

«

d'

Anat. Comp. Giugno Ì888.

AMEBOCITI

»


Comunicazione preventiva

Ripetendo

le

da

lui

del Dott. G.

osservazioni di C.

boidi del sangue dell' Astacus

DEI CROSTACEI
CATTANEO.

Frommann

sulle cellule

fluviatilis, trovai

descritte nella sua monografia

(*>


che

le

ame-

forme

Ueber Slruktur, Lebens-

erscheinungen und Reaktionen thierischer und pflanzicher Zellen (1884) corrispondono al periodo regressivo o degenerativo
che ha luogo durante la coagulazione, dopo che

il

estratto dal crostaceo, mentre egli non descrive

le

sangue fu
forme vi-

ben diverse nella struttura e nei fenomeni, quali eran
state accennate dall' Hseckel fin dal 1857, pure per V Astacus.

venti,

Consultando

in


seguito

i

lavori che finora esistono sul liquido

cavitario degli invertebrati, e cioè quelli di Halliburton,

Lankester, Ed. Van

(1)

boidi

Il


Beneden, Regnard

e

Ray

Blanchard, Rollet,

termine di « Amebociti », corrispondente a quello di « cellule ameroventemente proposto dal Cu^not in un suo importante lavoro sul

fu


sangue degli invertebrati. (Arch. de

Zool. exp. 1887).


,

16

Foettinger, Ktikenthal, Geddes,

Pouchet, Cuenot

Wagner, Graber, Magretti

Metschnikoff, trovai che

e

diate di cellule ameboidi furon quelle

le

forme meno stu-

dei crostacei decapodi

marini.

Avendo avuto,


dallo scorso anno, l'occasione

fin

vare queste forme nei generi Palinurus,

di osser-

Homarus, Palaemon,

Bromia, Maia, Eriphia, Platyonichus, Portunus, mi diedi quest' anno in modo particolare al loro studio, scegliendo specialmente il Carcinus maenas, forma che facilmente si può
tener viva nei nostri laboratori, e che
riate osservazioni ed esperienze,

anche

periodo di due mesi (aprile

si

presta alle più sva-

sul vivo.

maggio) ne ebbi a disposizione circa 300 individui, che venivan nutriti con lombrici e con frammenti di carne. Riporterò brevemente le mie
Per

il


osservazioni, che

moria estesa
I.

e

trovano più largamente esposte nella Me-

si

0).

Struttura e modificazioni spontanee delle cellule ame-

boidi del Carcinus.

Gli

amebociti

«

osservati sul vivo (nelle branchie o nel

»

vaso dorsale del carcino)

si


presentano come corpi ovali,

pi-

riformi o fusiformi, varii d'aspetto e di dimensioni. Constano
di

un ialoplasma, contenente generalmente

ovale,

quale per

il

brevi pseudopodi,

sono due

lo

più presenta

ai

un endoplasma
suoi apici uno o due

ma può anche mancarne. Le forme


principali

:

pseudopodi apicali son
lunghe da 14 a 18 micromillimetri, e larghe 5-7 p. Il loro
endoplasma consiste d'una massa ovale, formata dalla riunione
di granuli molto rifrangenti, di colore gialliccio, fra cui stanno
1.

Cellule granulose.

Compresi

i

,

dei granuli più fini ed oscuri. Invece la parte ectoplasmatica,

formante
pseudopodi, è ialina. Tutte queste cellule contengono un nucleo di grandi dimensioni (3 ^ e più), di forma
ovale o rotonda, visibile solo sotto un fuoco speciale, perchè
i

è quasi

(1)


sempre totalmente ricoperto dai granuli rifrangenti.

La Memoria completa sarà pubblicata negli Atti
rimando per la storia, la

Scienze Xaturali, e ad essa

della Società Italiana di

bibliografia e le figure.


17
Il

suo contorno

continuamente
osservarlo

è

formato
in

granuli scuri o di

fili,

e


Esso contiene un nucleolo, e

di figura.

talvolta

di

via

di

divisione,

varia

può

si

rendendo diafano

lo

strato dei granuli con acido acetico al 3 per 100.
2.

Cellule ialine.


Hanno

la stessa

forma

precedenti, solo sono più piccole (10

--

e disposizione delle

12

f*

X

4



5) e

il

endoplasma o è affatto privo di granuli rifrangenti o ne
presenta ben pochi. Presenta però quasi sempre un certo numero di granulazioni scure finissime, non mancando anche qualche forma perfettamente ialina.
Tra queste due forme intercedono delle forme intermedie,
ma in piccol numero; per la maggior parte appartengono deloro


cisamente all'uno o all'altro tipo.

Estraendo una goccia

sangue da un carcino (preferibilmente amputando una zampa] e osservandola successivamente
per una mezz'ora, si notano i seguenti fenomeni:
Entro i primi 10 minuti secondi: Cellule piriformi o fusidi

formi, fra di loro staccate,

o

ialine o granulose.

Qua

e colà

qualche granulo rifrangente isolato, o qualche piccola massa
sarcodica senza nucleo. Molte

finissime

granulazioni sparse

nel plasma.

Dal


10° al 15°

dopodi apicali

Dal

e

minuto secondo. Le cellule ritirano

i

pseu-

diventan tutte ovali.

L'endoplasma di ovale si fa rotondo,
e comincia ad apparire sul suo contorno qualche breve pseudopodo lobato, oppure si circonda d'un sottile velo ialino a
contorni stellati. Queste espansioni ialine si allargano, con
15° al 30°

contorni più o

Dal 30°

m.

meno

al 60°


s.

irregolari.

m.

s.

L' aureola

ialina

continua ad espan-

dersi e a deformarsi. Oltre ai pseudopodi lobosi, appaiono molti
caratteristici pseudopodi aghiformi radianti, che

più allungandosi.

Il

vanno sempre

contorno dell'ectoplasma varia continua-

mente, talché in diversi istanti

si


succedono delle forme

di-

versissime.

Dal

minuto primo, I pseudopodi aghiformi delle
cellule vicine si toccano fra di loro e si fondono; da questo
istante comincia la formazione dei plasmodii, che comprendono
1° al 3°


18



20 cellule, si granulose che ialine. I pseudopodi lobosi hanno poca tendenza alla fusione. I plasmodii
continuano a deformarsi, pur conservando
loro caratteri fonda 2

a 15

fin

i

damentali,


e

i

moti

si

mantengono abbastanza

vivi fino al 3°

minuto.
In seguito

quarto

moti

i

di

deformazione

ora son quasi cessati,

d'

qua


e la

si

rallentano, dopo un

coagulazione

si

compie.

paraplasma
granuli rifrangenti fuorescono. Le forme
non contrattile, e
plasmodii non si osservano mai
a pseudopodi aghiformi e

Si

staccano

colà

e

brani di sarcode

dei


o

,

i

i

nel vivo.

Fenomeni

II.

biologici degli amebociti.

Le osservazioni

furono

sulle

fatte

branchie

dell'

animale


vivo.

Sui margini
in circolazione;
il

circolo,

si

branchie, attraverso la sot-

all'apice delle

trasparente cuticola,

e

tile

e

legando

la

si

vedono chiaramente


le

cellule

base della branchia, e così fermando

possono comodamente esaminare nel

loro

stato

pur a forti ingrandimenti.
I pseudopodi apicali sono generalmente assai brevi, tuttavia
possono allungarsi o accorciarsi o anche essere ritirati affatto e poi di nuovo emessi. Talché le tre figure caratteristiche
(ovale, piriforme, fusiforme) sono affatto temporanee, e derifisiologico,

,

vano, a seconda delle condizioni dei pseudopodi, da una sola

forma fondamentale.
I

granuli rifrangenti sono in preda a una lieve vibrazione,

ben diversa
autori,


il

da quel molo di ribollimento descritto da certi

quale ha luogo solo durante la decomposizione e la

putrefazione delle cellule. In corrispondenza a tale vibrazione»
si

nota un'agitazione nel plasma che attornia

vertibile pel

movimento

disseminati. Ciò

si

dei

lembi

di

inquiete.

nota però

Da


sarcode; alcune

cellule, av-

minutissimi granuli che

lule granulose; nelle cellule

sembrano

le

esse

vi

quasi esclusivamente nelle
ialine
si

i

sono
cel-

pochi granuli rifrangenti

vedono talora


poi, affatto prive di

staccarsi

dei

granuli e pseu-

dopodi, hanno forma ovale e nucleo indeciso.

Esaminai, oltre quello delle branchie, anche

il

sangue con-


19

tenuto nel cuore e nel sacco pericardico. Esso, oltre gli elementi già indicati presenta anche un gran numero di globi
,

di sarcode, assai

più

grandi delle cellule (da

a 50 micromillimetri di diametro, che non


si

15 a 30 e

fin

trovano in altre

regioni.

Questo insieme di fenomeni, ci pose innanzi parecchie queLe cellule ialine e granulose son forme distinte, o
stioni.
Dato quest'ultimo caso,
due stadii d'uno stesso elemento?
Donde provengono e dove vanno
qual'è lo stadio primitivo?







masse sarcodiche raccolte nel sacco pericardico e
nel cuore? Quale è l'ufficio delle cellule ameboidi? Donde
sorgono e dove finiscono esse ?
Basandomi sulle osservazioni partitamente descritte nella
memoria estesa, mi sembrano probabili queste conclusioni:
1. Le cellule granulose e ialine non sono forme distinte,
a finire


le

ma

due stadii dello stesso elemento.
2. Le cellule granulose rappresenterebbero
perfetto e funzionante, e le cellule ialine uno
gressione

,

mercè

la perdita

dei

lo

stadio

più

stadio di re-

granuli e di masse di para-

plasma.
3.


I

globi di sarcode raccolti nel cuore e

cardico, in cui

vanno

a

sboccare tutti

rebbero altro che l'unione

di

gue, che nell'organo centrale

tutti
si

i

i

nel sacco peri-

vasi reflui


,

non

sa-

detriti sarcodici del san-

raccolgono e

però non ritornano in circolazione, né

si

si

fondono. Essi

trovano nelle arterie

Le ho trovate invece nelle arterie epatiche e nel tessuto delle glandule gialle, ove subiscono una degenerazione
laterali.

adiposa.

La funzione delle cellule ameboidi non ha relazione colT ematosi
compiuta dall' emocianina e dalla tetroneritrina
sciolte nel plasma sanguigno; esse servirebbero piuttosto, per
mezzo del fermento rappresentato dai granuli rifrangenti, a
tradurre in albumina assimilabile

peptoni versati nel sangue
(Cuenot) e parte dei detriti del sangue stesso; e a ciò si confette anche il fenomeno del fagocitismo, che potei osservare
4.

,

i

tanto nelle forme vive che nelle degenerate e nei plasmodii.
Ili

e

Variazioni delle cellule ameboidi in diversi ambienti

con diversi reagenti.


20
In animali,

come

carcini, che vivono nell'acqua e all'a-

i

temperatura

sciutto, a varii gradi di


agglomerazione

certe epoche dell'anno, in ambiente

in

meno ossigenato

studiare anche

volli

,

per l'eventuale loro

e,

più o

modificazioni degli

le

aumento o della diminuzione della
quantità percentuale dell' acqua nel sangue, come pure fra
amebociti

a seconda dell'


estreme temperature comportabili con la loro vita o in seguito a inalazione d'ossigeno e d'acido carbonico.
Osservai
anche le modificazioni che avvengono, dopo la morte naturale,
nel periodo della putrefazione. Per
particolari di queste osle



i

servazioni non posso che rimandare alla

Da ultimo

studiai

le

modificazioni

memoria

estesa.

avvengono

che

nelle


cellule ameboidi, si all'esterno che nell'interno del corpo, col-

l'impiego dei varii reagenti coloranti, dell'acido acetico e
osmico, del bicloruro di mercurio e del cloruro di palladio,

impiegando anche una particolare tecnica per apprestare dei
preparati durevoli, difficilissimi a ottenersi con queste forme
delicate e con tutte, in generale, le forme ameboidi, senza
produrre deformazioni notevoli nella costituzione normale del
loro corpo.
Lab. d'Anat.

Comp. de IT Univ.

di Pavia,

Giugno

1888.

INTORNO ALLE DIÀTOMEE DEL LAGO
Nota
Assistente al

del

Dottor

Museo


e

dell'

Il

D'

1DR0

EDOARDO BONARDI

Laboratorio di Anatomia Comparata
Università di Pavia.

lago d'Idro, in provincia di Brescia, è completamente

scavato nella dalomia superiore.

Il

Chiese vi entra a nord-est

sud-ovest incidendo

il

magnifico apparato more-


e ne esce a

nico. L'area del

lago è

di

chilometri 14. 1; la lunghezza di

chilometri 9. 6; la larghezza massima di

media

di

chilometri

profondità massima

1.

di

5;

il

perimetro


di

chilometri

2. 2; la

chilometri 23; la

m. 122; l'altezza sul livello del mare

mi furono forniti dal chiarissimo
gnor Prof. Pavesi, a cui rendo le più sentite grazie.
di

m. 368. Questi dati

si-


21

La ricerca
fango

delle

Diatomee

su due campioni di


eseguii

dal chiarissimo

fondo raccolti

di

la

signor Prof.

Comm.

l'uno alla foce del Chiese (fango ghiaioso siliceo)

P. Pavesi,

l'altro in faccia a

Daone

,

a poca distanza dalla riva (fango

— Questo

tenuissimo, marnoso).


studio non è dunque che una

modesta contribuzione alla Diatomologia
Tribù

ACHNAXTEE

(Brun

del

lago d'Idro.

1880).

Gen. Achnnntlies (Bory).
Specie

1.

Ach. exilis Ktz.

(1) e Brun (2) questa specie è diffusa ovunque
C'è nel lago di Como (Castracane (3) e nel lago
d'Orta (Bonardi (4). Nel lago d'Idro è abbastanza frequente.
Specie 2. Ach flexella- Breb.
Loc. Grandi acque vive o stagnanti del piano e delle Alpi (Brun). Lago
di Como (Achnanthidium frexellum - Castracane).
Non fu ancora osservato nel lago d'Orta (Bonardi).
Nel lago d'Idro è raro.


Loc.

Secondo Rabenhorst

dal piano fino alle alte Alpi.





Gen. Cocconeis (Ehr).
Specie
Loc.

I.

Coc Pediculus

Ehr.

Per tutta l'Europa (Rabenhorst) nelle acque stagnanti (Brun). Non
Como (Castracane). Rara nel lago d' Orta (Bonardi). Rara pure



c'è nel lago di

nel lago d' Idro.


Tribù

GOMPHONEMEE

Gen.
Specie

1.

(Brun 1880)

Gomphonema

(Ag).

G. Constrictum Ehr.



anche in America (Rabenhorst).
Non fu trovato nel lago
con piante acquatiche (Brun).
stracane.
Comune nel lago d'Orta sulle Characee (Bonardi).
frequente anche nel lago d'Idro.
Loc. In tutta l'Europa ed

quille




Specie

2.



di

Acque

Como

tran-

(Ca-

— Abbastanza

G. Intricatimi Ktz.

Nordausen (Rabenhorst). Acque Alpine, compresi laghi (Brun).
Como (Castracane). Abbondante nel lago d'Orta (Bonardi). Copiosa

Loc. A.

Lago

di


i

pure nel lago d'Idro.
Specie 3. G. Dichotomum Ktz.
L"c. In tutta l'Europa in America e porfino nelle polveri meteoriche
(Rabenhorst). Su tutte le piante acquatiche del piano; meno frequente
n
montagna (Brun). Non fu osservato nel lago di Como (Castracane), ne in
quello d'Orta (Bonardi). Raro nel lago d'Idro.
i

Rabenhorst C — Die suswasser Diatomaceen — Leipzig, 1853.
Brun J. — Diatomèes des Alpes et du Jura — Genève, 1880.
(3) Castracane F. — Studio su le diatomee del lago di Como —
pontificia dei Nuovi Lincei — Tom. XXXV., 21 maggio 1882).
(1)
(2)

(4)

Anno

ì

Bonardi E
VII, N.

1.




Sulle

1885).

diatomee del lago d'Orta.



(Atti

dell'Accademia

(Bollettino Scientifico di Pavia




22

Tribù EUNOZIEE (Brun 1880).
Gen. Ephitemia (Breb).
Specie

1. Ep. arcus Ehr.
Rabenborst la osservò

America, Bruii, in Svizzera, in tutte le
Non
osservata nel lago di Como (Castracane). Nel

lazo J' Orta è scarsa (Bonardi), ed in quello d' Idro abbastanza copiosa.
Specie 2. Ep. ocellata Ebr.
Loc. Nel Perù (Rabenborst). Grandi laghi, stagni e torbiere (Brun). Lago di
Como (Castracane). Non fu trovata nel lago d'Orta (Bonardi). Nel lago d'Idro
Loc.



acque del piano.

in

fu

è rara.

Specie
Loc.

3.

Ep. zebra (Ebr).

Germania, Inghilterra, Francia,

Italia;

America (Rabenhorst). Sulle

piante acquatiche del piano (Brun). Non fu osservata nel lago di Como (Castracane), né in quello d'Orta (Bonardi). Nel lago d'Idro è scarsa.


Gen. Ilimanlitidiom (Ehr.)
Specie

1.

H.

arcus Ehr.

Europa America, Africa, Persia meridionale (Rabenhorst). Coraunissima in tutte le acque calcaree del piano e del jura (Brun). Non fu troLoc.

vata nel lago di
d'

Como

(Castracane), né in quello d'Orta (Bonardi). Nel lago

Idro è rara.

Gen. Ceratone!» (Ehr.)
Specie

1.

C.

Arcus Ehr.


anche nelle acque minerali (Rabenhorst).
sovente abbondante nelle acque silicee delle Alpi. Nel lago di
Como fu osservato Castracane. Non lo fu invece nel lago d'Orta (Bonardi).
Pochissimi esemplari ne rinvenni nel lago d'Idro.
Loc. Diffuso in tutta l'Europa,

Frequente

e

Tribù CIMBELLEE (Brun 1880)
Gen.

Amphora

(Ehr.)

Specie

1. Am. ovalis Ktz.
Europa, Africa e sud della Persia (Rabenhorst). Sulle piante acquatiche delle acque stagnanti Brunì. C'è nel lago di Como (Castracane) ed in
quello d'Orta (Bonardi
Rara nel lago d'Idro.

Loc.

.

Gen. Cymfoella (Ag.)
Cym. lanceolatum Ehr (Cym. gastroides? Ktz)

in tutta l'Europa (Rabenhorst). In tutti
laghi e nelle altre
acque della pianura e delle montagne (Brun). Nel lago di Como (Castracane)
ed in quello d'Orta dove è abbondante (Bonardi). È pure abbondante nel
Specie
Loc.

lago

1.

Comune

i

d' Idro.

Specie

2. Cym. cymbiforme Breb.
Laghi ed altre acque di pianura (Brun). Anche nel lago di Como (Castracane) ed in quello d'Orta (Bonardi). Frequente nel lago d'Idro.

Loc.

Specie
Loc.

cane




3.

Cim. variabilis

Comunissima

Cym

quello d'Idro.

Wartm.

acque (Brun). Nel lago di Como (Castramaculata Ktz). Abbondante nel lago d'Orta (Bonardi) ed in
in tutte le


23
Specie

4.

Cim. Ehrenbergii Ktz.

Germania, Italia (Rabenhorst)). Laghi ed altre
acque del piano; torbiere del jura (Brun). Non fu trovata nel lago di Como
(Castracane), né in quello d' Orta (Bonardi). Nel lago d' Idro è rara.
Specie 5. Cym. Caespitosum Ktz.
Loc. Jutland, Piemonte, Firenze (Rabenhorst). Laghi, acque stagnanti e
Enruscelli del piano e delle Alpi (Brun). Lago di Cono. (Castracane

nel
lago
osservata
Orta
(Bonardi),
fu
ancora
d'
ed
cyonema caepitosum). Non
è abbastanza copiosa in quello d'Idro.
Loc. Inghilterra, Francia,



Tribù

NAVICO EE

(Brun 1880).
Gen. Navicala (Bory).

Nav. vulgaris Heib. var. lacustris Brun.
Non fu osservata nel lago di Como.
Loc. Grandi laghi e stagni (Brun
(Castracane). Abbondante invece nel lag-o d'Orta (Bonardi) ed in quello d'Idro.
Specie 2. Nav. appendiculata Ktz.
Loc. Per tutta l'Europa (Rabenhorst). Nelle acque stagnanti (Brun). Non
c'è nel lago di Como (Castracane). Frequente nel lago d'Orta (Bonardi) ed
Specie


1.

1

.

in quello d'Idro.

Nav. cryptocephala W. Sm.
(Rabenhorst). In tutte le acque (Brun). Nel lago
di Como (Castracane) ed in quello d'Orta dove è frequente (Bonardi). È pure
copiosa nel lago d'Idro.

Specie

3.

Loc. In tutta l'Europa

Specie

Ehr.
Loc. In America ed in Francia (Rabenhorst). Abbastanza frequente nelle
acque stagnanti del piano (Brun). Nel lago di Como non venne osservata
(Castracane), mentre è frequente nel lago d'Orta (Bonardi) ed in quello d'Idro.
Specie 5. Nav. firma Grùn.
Loc. Acque vive delle Alpi granitiche (Brun). Non fu osservata nel lago
di Como (Castracane) né in quello d'Orta (Bonardi). Rara nel lago d'Idro.
Specie 6. Nav. pusilla W. Sm.

Loc. Grandi laghi, fossati e stagni (Brun).
Nel lago di Como (Castracane) ed in quello d'Orta (Bonardi) non fu ancora trovata. Nel lago d'Idro è
4.

Nav.

affinis



rarissima.

Specie

7.

Nav. elliptica Ktz.

Loc. In Francia ed in Italia (Rabenhorst).
in tutte le

acque,

fino sulle

alte Alpi

cane) ed in quello d'Orta (Bonardi).
Specie 8. Nav. neglecta Breb.
Loc.


Comune

in tutte le

(Brun).

Comune

acque vive

Manca nel lago di Como (Castracane) ed
È pure molto rara nel lago d'Idro.
Specie

e

Comune

e spesso abbondante
- Nel lago di Como (Castra-

nel lago d'Idro.

meno

è rara in

nelle


stagnanti (Brun).

quello d'Orta (Bonardi).

Nav. rhynchocephala Ktz. var. leptocephala Brun.
alpina e lacustre (Brun). Non fu osservata nel lago di Como
(Castracane), mentre è abbastanza frequente in quello d'Orta (Bonardi;. Non
è rara nel lago d'Idro.
Specie 10. Nav. mesolepta Ehr.
Loc. In Francia e nella Savoia (Rabenhorst). Copiosa nelle acque dei terreni calcari (Brun). Nel lago di Como non fu trovata (Castracane). Non è rara
nel lago d'Orta (Bonardi) ed in quello d'Idro.
Loc.

9.

Forma


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