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Bollettino scientifico1886 WAS-Archives ARCHIVED

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Anno

Marzo 1886.

Vili.

N. 1

IITIFI

TINO
REDATTO DA

LEOPOLDO MAGGI

GIOVANNI ZOJA

PROF. ORD. D' anatomia E FISIOLOGIA

PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA

COMPARATE

UMANA

NELLA

R.

UNIVERSITÀ DI PAVIA


ACHILLE DE-GIOVANNI
PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA

PAVIA.
stabilimento Tipografico Successori Bizzoni.
1886.


^

INDICE
dei lavori contenuti nei fascicoli del Bollettiìio Scientifico.

La Morfolog-ia. - De Giovanni: Aspirazioni nel
I. - Fasc. I. - Maggi:
della indagine clinica. - Cattaneo: Cenni intorno ai Rizopodi. - Parona:
Annotazioni di Teratologia e di Patologia comparata.
Grassi: Di una insolita
Comunicazioni dai Laboratori.
sede deirOidium Albicans.
Insegnamento
Notizie universitarie.
secondario classico.
Fasc. IL
Zoja: Sulla testa di Bartolomeo Panizza.
De Giovanni: Aspirazioni nel metodo della indagine clinica (cont.). — Cattaneo: Cenni intorno ai Rizopodi (cont).
Grassi: Di una insolita sede dell'Oidium albicans (cont. e fine).
Notizie universitarie (cont.).
Fasc. III. e IV.
Maggi: intorno alle Choturnie parassite delle branchie dei

gamberi nostrali.
De Giovanni: Aspirazioni nel metodo della indagine clinica
(cont. e fine). — Zoja: Sulla testa di Bartolomeo Panizza (cont. e fiiie). -- Tencliini: Sopra una particolare disposizione dei nervi palmari nel!' uomo.
Cesaris: Sulla comunicazione interauricolare del cuore negli adulti.
Cattaneo:
Cenni intorno ai Rizopodi (cont. e fine). — Cattaneo: Sul significato morfologico
Comunicazione dai Laboratori.
dalle parti esteriori del Metovo.
Fasc. V. — De Giovanni: Di alcuni fatti clinici concernenti la patologia del
-cuore e del ventricolo.
Maggi: Sopra una varietà della Cothurnia pyxidiformis
D'Udek.
Cattaneo: Schizzo sull'evoluzione degli organismi.
Maggi: Della
primitiva origine degli organi.
Maggi: Corso libero di protistologia medica.
applicato
alla
antropologia
Corso
Ubero
di
medicina
legale.
Notizie
Zoja:
universitarie.
Fasc. vi.
Maggi: H mesoplasma negli esseri unicellulari.
De Giovanni:

Cattaneo: Gli individui organici e la morfologia.
La morfologia e la clinica.
Maggi: intorno all'importanza medico-chirurgica dei Protisti.
C. Parona:
Sulla Pigomelia dei vertebrati.
C. Parona: Di un nuovo crostaceo cavernicolo.
Notizie universitarie.
Fasc. VII.
Tenoliini: Di un nuovo muscolo soprannumerario (costo-omerale) del braccio umano con una tavola.
Gruber: Intorno ai Protozoj italiani.
Maggi: Di una nuova Amibina.
Zoja: L'Appendice della glandola tiroidea.
Notizie universitarie.
Comunicazioni dai Laboratoj.
Notizie varie.
Fasc. Vili. - AVVISO.
Cattaneo: L'Unità Morfologica e i suoi Multipli.
ComuMaggi: Intorno al Ceratium /urea Gisip. e Lach., e ad una sua varietà.
Necrologio.
nicazioni dai Laboratori.

ANNO

metodo

-


























































Prezzo degli 8 Fascicoli

L.










6 - Prezzo

di

ciascun Fascicolo separato

L.

I.

ANNO II. - Fasc. I. - De Giovanni: Studj morfologici sul corpo umano a contribuzione della clinica. - Maggi: Tassonomia e Corologia dei Cilio-flagellati. - Zoja:
L'Appendice della glandola tiroidea nel Ci/nocephalus Bahuin,
PaYona: Prime
ricerche intorno ai Protisti del lago d'Orta, con cenno della, loro corologia italiana. — Cesaris: Rara coincidenza d'anomalia dell' arteria succlavia destra e



dell'arteria vertebrale
versità di Padova).



destra.




Com?^«2C«2;20Me (dalla Clinica

medica dell'Uni-

Maggi: Esame

protìstologico delle acque di alcuni Laghi Italiani.
Fasc. II.
Parona: intorno alla Corologia dei Rizopodi. — Zoja: Sui rapporti tra l'atlante
ed il cranio nell' uomo ed in alcuni animali. — Notizie universitarie.
Fasc. III.
Tenchihi: Caso di assenza completa del setto lucido in un bambino di due anni e mezzo colla integrità delle funzioni intellettuali.
Tenchinì
e Staurenghi: Contributo all'anatomia del cervelletto umano e dell'apparato ventricolare della volta.
Parona: Delle acinetine in generale, ed in particolare
di una nuova forma [Acineta dibdalteria n. sp.).
Maggi: Concetto dell'anatomia e fisiologia comparata, riguardata come una sola scienza.
Vinciguerra:
emimetaraorfosi
di Antropologia applicata
dei
Pesci.
Corso
libero
Le
Zoja:
alla Medicina legale.
Notizie: (Dalla Clinica medica di Padova).
Fasc IV. - Zoja: Proposta di una classificazione delle stature del corpo
amano (Antropologia).

Maggi: Intorno ai Protisti ed alla loro classificazione
(Protistologia). — Zoja: Sulle attuali condizioni dell'Istituto di Anatomia umana
della R. Università di Pavia {Lettere indirizzate all' illustrissimo signor Rettore
dell' Università ed a S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione - Lettera 1.*,
Locali). - Notizie varie iTrichina-Filossera-Peronospora).
Nuova Legge e
nuovo Regolamento del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.





















Anno


Marzo 1886.

Vili.

N.

1,

Bollettino Scientifico
REDATTO DA

PROF. ORD. DI ANVTOMIA E FISIOLOGIA

PROF. ORD. DI ANATOMIA

COMPARATE NELLA

E

Italia L.

Estero
.
Un numero separato
Un numero arretrato
>

>

»


.

.

.

±0

»

S

»

-^

UNIVERSITÀ

DI

PAVIA,

UMANA NELLA STESSA UNIVERSITÀ,

PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA

Abbonamento annuo

R.


Si pubblica in

UNIVERSITÀ DI PADOVA,

R.

Pavia



Esce quattro volte all'anno.
abbonamenti si ricevono in
Pavia dall'Editore e dai Redat-

(^orso Vittorio

Eman. N 73

Gli

Ogninum.'

di 33 pag.'

tori.

è

SOMMARIO

ZOJA: Altri casi

CATTANEO: Struttura e sviluppo del(Comunicazione preventiva). - STEFANINI: Nevrite

di foro ottico

l'intestino dei

Pesci

doppio. -

micotica nella lebbra. - SORMANI: Contribuzione agli studj sulla storia
naturale del Bacillo tubercolare. - MAGGI: Questioni di nomenclatura protistolog-ica. - RIVISTA: VARIGi*iY: Di un metodo per la determinazione
deg-li alimenti di un dato microbio. - Idem: Sull'attenuazione dei virus, e
sui virus attenuati o vaccini. - NOTIZIE UNIVERSITARIE: Deliberazione
della Facoltà di Scienze della R. Università di Pavia contro il nuovo regolamento delle Biblioteche. - Cambi ricevuti.

ALTRI CASI DI FORO OTTICO DOPPIO
descritti dal

Prof GIOVANNI ZOJA.

Nell'adunanza del 10 Dicembre 1885 del R. Istituto Lombardo di S. e L. lessi una mia breve nota sopra la rara anomalia della duplicità del foro ottico, mostrandone un bel esemplare da me rinvenuto nel cranio di una giovane donna d'anni
19, e pubblicai quella nota su questo Bollettino Scientifico

In quell'occasione l'egregio
sconti,

direttore


del

mio amico

e collega

(l).

Achille Vi-

Gabinetto anatomico dell'Ospitale mag-

adunanza dell'Istituto
medesima anomalia, dei quali

giore di Milano, presentava alla stessa

Lombardo due

altri casi della

fi) Sopra il foro ottico doppio in: Bollettino
Pavia 1885, pag. 65 e seguenti.

Scientifico,

Anno

VII. N. 3 e


4.


tenni pure conto nella nota suddetta. Ora esaminando

i

teschi

che fanno parte della nuova raccolta craniologica dell'Istituto
anatomico che ho l'onore di dirigere, trovo tre altri esemplari

che offrono l'anomalia'suddetta, più un altro ancora sopra un
vecchio cranio patologico, e desidero farli tosto conoscere

ai

lettori di questo giornale.

E
il

innanzitutto

notarsi

a

quanto


in quelli dei quali

che

feci

tanto

esemplari

questi

in

cenno nella nota precedente,

canaluccio ottico anomalo attraversa, nel senso an-

foro

tero-posteriore, quella specie di colonnetta ossea stesa tra la

base del processo clinoideo anteriore e la parte laterale anteriore e superiore del corpo dello sfenoide, che serve come di
sostegno all'angolo posteriore della piccola ala e che nello

tempo separa il foro ottico ordinario dalla fessura sfenoidale. Il foro anomalo comincia dalla parte più alta della
doccia cavernosa, che giunge appunto sulla faccia posteriore
stesso


della

colonnetta stessa

meno

nario più

,

nel canale ottico ordi-

poi

e finisce

vicino al suo sbocco nell'orbita.

Il caso più interessante rilevasi nel cranio di una persona
sconosciuta raccolto specialmente per un manifesto prognati-

smo dentale

Appare

e mentale.

Questo cranio

è


in,

genere

donna

di

di bella

forma,

circa

di

le

30 anni.

suture sono tutte

aperte con dentellatura bene accentuate. Vi sono due fori parietali e tutti e

La

due nell'osso parietale destro. E brachicefalo.

faccia lunga e prognata,


presenta ossa

vature sensibilmente affondate. Le orbite sono

inca-

sottili e

larghe e pro-

fonde con base pressoché circolare.
11

foro ottico è doppio

d'ambo

lati.

i

Il

più grande è

il

vero foro ottico ordinario che non presenta nulla di notevole,
il


foro anomalo, guardato dalla cavità cranica non

formi caratteri d'ambo i
molto più ampio, di forma

lati,

elittìca, nel

3 mill. diretto dall'interno

diamatro
sterno e

di

mill.

in

uni-

massimo diametro di oltre
e coli' altro massimo

all'esterno,

2 diretto verticalmente.


un pò più

oflfre

poiché a destra è relativamente

È

poi situato all'e-

basso del foro ottico ordinario del pro-

prio lato, ed è da questo completamente diviso per mezzo di

una laminetta ossea sottilissima e
orizzontale. Mentre al lato sinistro

stretta
il

diretta

nel

senso

foro anomalo é perfét-


come un diametro


taraente circolare

di

2 millimetri appena,

e giace bensì all'esterno del foro ordinario ma ad un livello
non cosi basso come a destra; i due fori ottici sinistri restano

poi separati l'uno dall'altro mediante

una tramezza ossea

ro-

busta, grossa più di due millimetri e diretta obliquamente da
alto in basso e dall'esterno all'interno.

secondo caso si osserva sopra il teschio di un giovane
circa 20 anni, conservato per essere metopico e per avere
Il

di

un bel solco soprafrontale a sinistra. E un cranio di bella
forma con suture non molto complicate; la sutura sfeno-basilare
è chiusa da poco tempo. Non ha fori parietali ed è mesaticefalo.
La faccia ben fatta ed armonica, offre un legger grado di
prognatismo alveolo-dentale. Le orbite sono larghe e poco profonde colla base quasi circolare.

Il

foro ottico

anomalo esiste solo a destra. È perfettamente
un diametro poco più d'un millimetro.

circolare, piccolo, con

É

situato direttamente al

dal quale resta diviso da

di

una

sotto

del foro

ottico

ordinario,

sottilissima laminetta ossea tra-

sversale.

Il

terzo caso

si

vede nel teschio di

uomo

di

35 anni, rac-

una singolare anomalia delle ossa nasali.
Il cranio è ampio, le suture ben manifeste meno aM' obelion
dove la sagittale comincia a chiudersi. E brachicefalo. La fac-

colto per

cia è larga, le orbite profonde.

Anche qui
e si

il

foro ottico anomalo risiede soltanto a destra

trova nelle stesse condizioni e presenta


gli stessi

caratteri

del caso precedente.
Il

quarto caso

si

riferisce al cranio di

una cretinosa

anni, che presenta molte alterazioni 0). Qui

il

di

28

foro ottico ano-

malo si trova soltanto a sinistra è un pò più largo di quello
dei due ultimi casi precedenti (ha un diametro di circa due
millimetri), del resto offre gli stessi caratteri


(1)

Vedi

(2).

normale nella R. Università di Pavia, dePavia 1874, Serie B. Osteolog-ia, pag. 125.

// Gabinetto di Anatomia,

scritto dal Prof.

Giovanni Zoja

N. 586.
(2) NB. Il foro ottico anomalo di questo teschio mi era
sfug-gito quando
pubblicava la mia descrizione dei cranii del Gabinetto da me diretto, qui sopra
citata, aggiungo poi che un forellino ottico anomalo simile ai descritti, ma

più piccolo, riscontrai in alcuni altri cranii di cretini.


posizione, la forma e tutti gli altri caratteri che pre-

La

sentano questi fori o canalucci ottici soprannumerarii mi rinfrancano nella convinzione, che espressi già altra volta, che
essi


debbano servire

al

passaggio di un'arteria che dev'essere

il foro anomalo è sufficientemente
una diramazione accessoria quando lo stesso foro

l'oftalmica sia in toto, quando
largo, sia

è più piccolo.

STRUTTURA E SVILUPPO DELL'INTESTINO
Comunicazione preventiva

DEI PESCI

GIACOMO CATTANEO

del Dott.

Professore aggiunto neir Università di Pavia.

Due anni

una Monografia

or sono, pubblicai


e lo sviluppo dell'apparato gastrico degli uccelli

studiai la struttura e

il

modo

sull'istologia

nella quale

(1),

formazione delle glandule

di

peptiche nel loro più alto grado di sviluppo, quale

è offerto

dai pacchetti glandulari dell'echino degli uccelli granivori.

una

E

complessa struttura non è data da altro

dall'aggregazione, in senso radiale, di molte glandule

trovai che

che



tubulari semplici, simili originariamente alle cripte dell'intestino dei rettili o alle glandule del

Mi resta ora a trovare quale

Brunner.

sia

l'origine

cripte o

delle

glandule tubulari semplici, cominciando da uno stato

indiffe-

Per raggiungere questo scopo, esaminai istologicamente
l'intestino dei vertebrati inferiori, cominciando àaìV Ani'phioxus
rente.


e

Ciclostomi,

dai

nelle forme di
tal

seguendone

mano

in

mano

modo seguita l'evoluzione

le

modificazioni

più elevate;

e,

di

dopo


struttura

di avere in

filogenetica di questo apparato,

ne seguii l'evoluzione ontogenetica coll'esame
brioni a diversi gradi di sviluppo.

di

parecchi em-

G. Cattaneo. Istologia e sviluppo dell' apparato gastrico degli uccelli, pacon 4 tavole. Atti Soc. Ital. di scienze naturali. Voi. XXVII. Milano
1884. — Comunicazione preventiva del suddetto lavoro in questo Bollettino,
(1)

g-ine 90

marzo

tino scientifico
1885.



Sulla struttura e formazione dello strato cuticolare {cormuscolare degli uccelli. - Bollettino scientifico, settembre-di-

18-^3.


neo) del ventricolo

cembre



Vedi anche: Sur l'histologie du ventricule et du pròdu Melopsittacus tindulatus. Journal de Micrographie, 1£83 e Bollet-

1884, pag-. 20-24.

ventricule


La

questo argomento non

bibliografia relativa a

copiosa;

ed

è

affatto

povera


parte puramente istologica,

poi, se si

ma anche

molto

è

guarda non solo

alla

parte morfologica

alla

Monro

o genetica della questione. Oltre ai lavori generali di

(1785), Cuvier (1799), Home (1814), Baer (1828), Meckel
(1821-33), Carus (1834), Sieboldt e Stanniiis (1845-48),

che ben poco contengono riguardo alla fina struttura, abbiamo
i

Rathke


lavori di

trefages

(1841), di

sxxìV Amiphioxus,

e

Miiller (1842),

J.

Langerhans

(1845), di

celebre

il

di

Miiller

J.

di


De-Qua-

diRolph

(1876) e

(1876)

(1835-45)

sulle

lamprede; lavori in parte istologici, che però poco contengono
che spetta

di ciò

tubo digerente.

al

Trattano invece esclusivamente dell'istologia dell'intestino
dei pesci parecchi ottimi lavori del

Leydig

(1852-54), riassunti

Trattalo d'istologia comparata (1857), e una me-


poi nel suo

moria speciale

Edinger

dell'

(1877) Sulla

mucosa

stino dei "pesci, con osservazioni sulla filogenesi

dell'inte-

delle glandule

una nota del Dott. Ricci sulle
stomaco d' alcuni pesci un' altra del
Lorent (1878) sull'intestino medio della Cobitis fossilis, e una
particolareggiata relazione del Pilliet su studii fatti nel ladel tubo digerente;

boratorio di
il

inoltre

dello


fibrocartilagini

Robin

e

,

Pouchet

a Concarneau (1885).

E questo

più recente lavoro intorno all'argomento: lavoro abbastanza

fino,

ma

poco ordinato,

a

cui

di

gran lunga


quello dell'Edinger, per l'indirizzo
ricerca. Ritornando su questi

della

chiarire alcuni punti dubbi,

presenza incerta

di

la parte

logia, di cui

Le specie

(1)

mente

La

morfologico

e

genetico

studi, io voglio anzitutto


quali sarebbero

specialmente la

glandule tubulari nello stomaco

noidi e dei ciprinoidi; e inoltre

mente

anteponiamo

delineare

genetica, sopratutto con

dei

ga-

sempre più nettadell'

embrio^

l'Edinger si occupò troppo poco (l).
da me osservate per la parte embriologica,

e fatte


l'aiuto

bibliografia dell'argomento è riassunta nella parte storica e estesa^

citata in

appendice

al

lavoro completo, che verrà pubblicato negli Atti
e sviluppo del

della Società Italiana di scienze naturali, col titolo: Istolog a

pagine 70 con 3 tavole. Le 100 preparame deposte nella raccolta istologica del Museo d'Anatomia comparata dell' Università di Pavia.

tubo digerente dei pesci.

Monografia

di

zioni microscopiche relative a questo studio furono da


sviluppare nell'apparecchio californico a corrente d'acqua continua, furono

il


Salmo salar

ova già fecondate

e salvelinus, di

cui mi favori le

Prof P. Pavesi.
specie furono in parte

embrionate

ed

l'illustre

Per la parte strettamente istologica, le
da me raccolte, in parte mi furono spedite dall'amico Prof.
C.

Parona;

ed ebbi

gli

strumenti ed

studio, gran parte dei libri

e preziosi

i

reagenti necessari allo

alla storia

utili

dell'argomento,

schiarimenti sulla parte morfologica del mio studio

dal maestro mio Prof. L.

Maggi. Ad

essi tutti

porgo

i

miei

più vivi ringraziamenti.

Le specie da me studiate sono le seguenti
Acranii. Ampliioxus lanceolatus, (Yarrel).

Giclostomi. Petromyzon marinus (Lin.) e P. ftuviatilis {Lin).
Selaci. Chimaera monstrosa, (Lin.), Acanihias Blainvillii
:

(Risso)

Scyllium

,

stellare

(Lin.)

,

Dasyhatis clavata (Rond.)

Raia maculata (Montg.), Laeviraia oxyrrhynchus
'pedo narke (Bonap.).
Ganoidi. Acipenser sturio,
Teleostei.

,

Tor-

(Lin.),

(Lin.).


Lofobranchi: Syngnatus

acus (Lin.),



Fi-

sostoìni: Anguilla vulgaris, (Cuv.), Aiosa vulgaris, (Cuv. Val.),
Esoo) lucius (Lin.), Cyprinus carpio (Lin,), Tinca vulgaris,
Leuciscus vulgaris

(Cuv.),

(Gunth.).



vulgaris (Cuv.), Solca vulgaris (Quens.),

Anacantini

:
Loia
Ophidimn barhatum



Belone acus (Rond.)

Acantoiteri: Coris Gioffredi
Perca fluviatilis (Rond.), Crenilabrus griseus (Lin.),
Serranus scriba (Lin.), Centropristis hepatus (Lin.), Maena

(Lin.),

(Risso),

Trigla lyra (Lin.). Uranoscopus scaber, (Lin,),
Trachinus draco (Lin.)
Caranx trachurus (Lin.), Gobius jozo
(Lin.),
G. quadrimaculatus (Cuv.), Cepola rubescens, (Lin.),

vulgaris, (Cuv.),

:

Mugil capito (Cuv), Callionymus maculatus

(Raf.), Atlierina he-

psetus (Lin.).

Non potendo
giche
nella

ed


qui riassumere

embriologiche,

le

singole osservazioni istolo-

che troveranno partitamente luogo

memoria completa, mi limito a riassumere

le

principali

conclusioni sulla morfogenia delle glandule tubulari.
Ì!^e\VAmphioocus
di epitelio

da organo

l'intestino è coperto da

cilindrico ciliato,
di

copertura

e


il

uno strato

liscio

quale funge allo stesso tempo

da organo secernente. 'NeW Aìnphioxus


dunque

abbiamo

tipo

il

gianduia unicellulare, poiché

della

ciascuna cellula opera per conto suo

Nei ciclostomi abbiamo ancora un
(epitelio cilindrico),

il


e

come

se vivesse isolata.

semplice strato

quale è liscio nell'esofago

terminale dell'intestino,

e

cellule

di

nella parte

e

ondulato nella parte media. Le on-

dulazioni, visibili nelle sezioni trasversali, derivano da pieghe
longitudinali, a cui

Ha


versali.

si

alternano, qua e colà, delle pieghe tras-

così origine

un sistema

di

irregolari, che servono ad estendere

Nei selaci

le

pieghe longitudinali

accentuate, in

modo da dar

zioni a fondo cieco,

larghe maglie o cavità

la superficie


saccula-

origine a vere cripte, o

mediocremente allungate. In

v'è alcuna differenza morfologica tra

le



trascurata

fu

però non

quelle che stanno

e

sui margini emergenti (superficie estroflessa).
la quale

essi

cellule che stanno sul

fondo della cavità (superficie introflessa)

osservazione da fare,

secernente.

sono assai più

e trasversali

inoltre

dall'

che neir intestino dei selaci bisogna distinguere

le

Ed

:

pieghe lon-

gitudinali in due serie: cioè le pieghe microscopiche, che

origine alle glandule, e

una

in gè r


danno

pieghe macroscopiche, che perman-

le

gono come pieghe mucose, intorno a cui gira

lo

strato delle

glandule.

Nei ganoidi

le

cellule esterne si differenziano dalle interne;

le vere cellule glandulari tonde e granulose, quelle
sono cellule epiteliari cilindriche, che tappezzano la superficie

queste sono

interna della
ostei
e

abbiamo


mucosa e l'imboccatura delle glandule. Nei
le cripte
il massimo del differenziamento
;

Tele-

corte

larghe sono divenute lunghi tubuli, o densamente stipati fra

loro,

Per

riuniti in fasci e ciufii con sopimenti connessivi.
ciò che

l'epitelio

simile a

liscio

riguarda l'embriologia del salmone, trovai che
d'un embrione ancor rinchiuso nell'evo è

quello d'un


Amphioxus

8ià\x\to\

pieghettato d'un embrione appena

l'epitelio lievemente

uscito dall'evo è simile a

quello d'una lampreda adulta; quello a pieghe alternate longitudinali e trasversali d'un avannotto che sta per perdere la

vescicola embrionale ricorda

La primitiva semplicità

le

cripte larghe dei selaci.

mucosa dell'
che le parti meno

della

ci è provata anche da ciò;
forme superiori somigliano

alle


parti più

intestino dei pesci
differenziate delle

differenziate

delle


forme

forme ittiologiche,

inferiori. In tutte le

la parte dell'in-

testino più differenziata è la media, cioè lo stomaco e l'inte-

mediano. L'esofago

stino

e l'intestino

terminale presentano

piegature più semplici. Orbene, l'esofago e l'intestino terminale della lampreda hanno un epitelio liscio come tutto


tubo

il

digerente àeWAmphioocus; l'esofago e l'intestino terminale dei

hanno poco profonde pieghe della mucosa come

selaci

la re-

gione gastrica delle lamprede; l'intestino esofageo e terminale
dei teleostei somiglia, per la

stomaco dei

allo

sua struttura a cripte più larghe,

selaci.

Abbiamo dunque due corrispondenze principali fra le
una anatomica ed una embriologica.

varie

Fra


delle

forme glandulari
i

:

reperti più degni di nota,

glandule tubulari, da

maco deW Acipe7iser

me con

citerò la presenza

sicurezza riscontrate nello sto-

sturio e della linea vulgnris, mentre ciò

era stato messo in dubbio o negato finora. Veramente
nel 1857
dello

W

descrisse e figurò

le


Ley dig

stomaco dello storione, come sacchi cilindrici corti

cellule cilindriche chiare, di tipo epiteliale;

di

il

glandule peptiche (Lahdrusen)

ma

egli,

dentemente, non vide che l'imboccatura della gianduia,
tenne conto del fondo
che

le

cieco.

e

fatti

evi-


non

Nel 1877 l'EdingeriS) scrisse

glandule dello stomaco non

si

trovano nella Tinca vul-

giris e in altri teleostei, e che la loro esistenza è dubbia nel-

VAcipenser. Recentemente

il

Pilliet(3) osserva che l'assenza

Leydig

delle glandule gastriche fu notata dal

Luchau

dal

nella

una quinta parte


carpa

e

dei pesci

nel

nella tinca. Secondo

Petromyzon,
Pilliet,
il

da lui esaminati manc<2'ya di glan-

dule gastriche.
Io feci molti preparati su parecchi individui di
e di

Tinca, adoperando

gli

Acipenser

organi nel massimo stato

di


fre-

schezza, cioè estraendoli dall'animale ancor vivente, e immer-

gendoli subito in alcole per fissare

stomaco

i

dello storione dei tubi più o

tessuti. E trovai nello
meno lunghi, aventi una

Leydig. Histoìogie des Menschen und der Thiere. 1887, § 25>^.
Edinger. Deber die Schleimhaut des Fischdarmes. Archiv fùr mikroskopische Anatomie. Voi. 13. 1877, pag-. 669.
(3) Pilliet A. Su7' la structure du tube dìges'if de quelques poissons de mer.
BuUetin de la Sociètè zoologique de France. N. 2-3. '1885, pag. 295-296.
(1)

(2)


imboccatura coperta d'epitelio cilindrico, e un fondo cieco
formato di cellule tonde e granulose; e nella Tinca lunghi
tubuli glaudulari, riuniti a fasci di otto o dieci da sepimenti

connessivi che

tesa

sostengono. Talché è ormai assodato che la pre-

li

mancanza

glandule tubulari nello stomaco àeWAcipenser

di

Tinca non può dipendere che da una incompleta os-

e della

servazione. Adoperando materiali non freschi, tal risultato ne-

gativo è inevitabile. Questi tessuti, dopo la morte,

si

alterano

con grande rapidità per autodigestione, specialmente nei pesci,
in cui

connessivo sottoraucoso è assai più lasso che nei ver-

il


tebrati superiori, e si dissolve con la

stessa

rapidità

che

le

cellule glandulari.

Al riassunto delle mie osservazioni farò ora seguire alcune
considerazioni morfologiche, che mi vengono suggerite da un
interessante lavoro del Prof. L.

Maggi

Sulla distinzione

di

comparate coli' indirizzo morfologico
Nel secondo de'suoi programmi, il Prof. Maggi stabilì

(i).

anatomia
«


?7ior-

Programmi

fologica degli organi negli animali, e dai suoi
e fisiologia

le

modalità architettoniche delle sostanze plassiche individua-

lizzate (bionti),

loro schemi fondamentali evolutivi e le loro

i

Queste modalità sono: parameria, antimeria, metameria,
elicomeria, soromeria, botriomeria, dendromeria, sferomeria,

leggi.

»

actinomeria, pticomeria, coilomeria, solenomeria. L'epitelio

in-

testinale, che, derivando dall'endoderma, passa successivamente


per lo stadio

ammasso (morida)

di

e

poi di strato cellulare

(planula, gastrula, foglietto), indi di invaginazione

che

(cripta),
i

tubi

per

si

gli

si

uniscono a grappoli, a rami, a raggi, passa appunto


stadi soromerico,

Nella nota
Prof.

])

pticomerico, coilomerico,

solenome-

botriomerico, dendromerico, actinomerico.

rico,

Istit.

gastrulare

allunga a tubo (gianduia tubulare), mentre poi

Maggi
L.

sulla

distinzione

osserva che


gli

morfologica degli

organi,

il

organi degli animali possono es-

Maggi. Sulla distinzione morfologica degli organi negli animali. Rend.
sed. 23 aprile 1885 — Programmi (4" e 7°) d'anatomia e fisiologia,

Lomb.

comparate colV indirizzo morfologico, svolti dal Prof. L. Maggi alVUniversità di
Pavia, negli anni 1880-81 e 1883-84. Bollett. Scient. faBC. giugno 1881 e set-

tembre-dicembre

1885.


10

sere considerati anatomicamente e fisiologicamente; ma, essendo
stato

morfologico moderno delle scienze anato-


all'indirizzo

miche subordinato

loro antico indirizzo

il

fisiologico, gli or-

gani vennero distinti in analoghi e omologhi, aventi la stessa

funzione

i

primi, la stessa origine

parata cuvieriana

lo

scopo era

ricerca delle

l'attuale, la

i


secondi. Dell'anatomia com-

la ricerca delle

omologie.

analogie; del-

Questa, come

derivante

discendenza, ha una base storica, cosicché

dalla teoria della

la distinzione morfologica in antecedenti e susseguenti, la quale
è cronologica,

trova la sua base nella paleontologia,

e

ad essa

corrisponde la distinzione tectologica, data dall'anatomia comparata, poiché

il

semplice è anteriore, quindi antico e primi-


confronto del complesso che è posteriore, quindi

tivo, in

condario

e

recente.

La corrispondenza

logica con la tectologica è

confermata

poi

embriologia, e perciò una distinzione
essere

basata sopra

genealogica. Lo

genetica

le tre


dall'

ontogenia

autogenetica

contemporaneamente cronologica

la distinzione

se-

della distinzione crono-

tectologica. Cosicché

e

precedenti potrà dirsi

scopo delle

o

viene ad

filo-

scienze morfologiche


è àuncine filogenetico, e l'ontogenia diventa allora

una tecnica,

la filogenia. Ne consegue che paleontoanatomia comparata e ontogenia non possono star disgiunte. Inseguito a ciò, il Prof. Maggi viene alla distinzione

inquantochè riepiloga
logia,

morfologica dei singoli organi. Gh'mmsL palingenetici quelli che
ripetono

le

forme primitive,

e

cenogeneiici quelli che derivano

dall'adattazione recente. Gli organi palingenetici, per mezzo

conducono

del concetto della discendenza,

alberi genealogici; gli organi

zione
lissi


omologie
ufi'

scomparsa, che

è l'ultimo

mazioni nuove
deformazioni,

e agli

abbrevia-

accelerazione di sviluppo, conducono talora a

organo, oppure, per adattazioni

le

alle

cenogenetici, per

\i\\

esa-

termine della riduzione di un

larvali

embrionali, a for-

o

neomorfle. Le alterazioni di tempo e di luogo
le

la palingenia e la

ipertrofie, le fusioni

o,

sinchisi, la lotta fra

cenogenia danno origine finalmente agli

or-

gani eterocronici ed eterotopici, agli organi teratologici (emiterici ed oloterici), agli organi ipertrofici e sinchitici, agli or-

gani disteleologici, distinti in rudimentali ed atavici.
Tutti conoscono o credono di conoscere

le

leggi della di-



11

scendenza,

e

corollari morfologici che ne derivano per l'ana-

i

tomia comparata; però, siccome per dimostrare questa conoscenza non basta l'ammetterla in generale, ma occorre applicarla a

tutti

particolari che

casi

i

ho creduto bene

studi,

di

ci

si


offrono

nei

nostri

ricordare queste distinzioni morfo-

logiche dell'illustre Professore, sia per la loro esattezza ed im-

portanza, sia per dimostrare con ciò quanto
dirizzo

ha dato a quella scuola,

eh' egli

io

apprezzi

a cui mi

l'in-

onoro

di


essere stato anch'io educato.

Secondo

esposte distinzioni,

le

deW'Amphioxus
palingenetici,

i

l'epitelio

cilindrico

liscio

salmone sarebbero organi
tubuli allungati dei ciprinoidi, con distinzione
embrioni

e degli

frale cellule attondate del fondo e

di

le


cilindriche dell'imboccatura

sarebbero organi cenogenetici; la scomparsa delle ciglia, che
troviamo invece ancora presenti e operanti nell'intestino delVAmphiooous adulto e dei Petronyzon giovani, sarebbero ym' esalissi,

mentre apparterrebbero

tilagini

formatesi

razze,

delle

come organi

di

per

un'adattazione

sostegno. Nello sviluppo del salmone

marcatissima

eterocronia


agli organi neomorfìci le fibrocar-

tra la

degli altri organi; poiché è già

speciale,
v' è

una

formazione dell'intestino

e

completamente sviluppato

il

sistema nervoso e circolatorio, quando,, per adattazione embriologica derivante dalla presenza della vescicola ombelicale,
l'intestino è ancora allo

stadio

primitivo

d'acranio, con un

semplice epitelio cilindrico senza glandule. E, come sono organi ipertrofici


i

muscoli circolari dell'intestino

à.e\V

Urano-

scopns, così sono organi atrofici o rudimentali le sue glandule
intestinali.

Comp.

Lab. d'Anat.

dell'

Univ. di Pavia, 3 Aprile 1886.

NEVRITE MICOTICA NELLA LEBBRA
Dott.

Avviene

anatomico

di
le

rado


STEFANINI DOMENICO.

qui

da noi,

di

poter rilevare

alterazioni che presentano

i

vari

al

tavolo

tessuti ed or-

gani degli individui affetti da lebbra.

E

perciò, essendomi occorso l'opportunità, grazie la cortesia



42
del Prof. Scarenzio, di poter assistere ad

una autopsia

di

un

da lebbra, ho creduto non affatto privo d'interesse, d'intrattenervi sopra le lesioni dei nervi che vi ho
individuo affetto

riscontrato.
Il

di

uomo

soggetto del nostro studio, fu un

di

Voghera, che da parecchi anni presentava

i

56 anni circa
caratteristici


segni della lebbra; diagnosi questa confermata dalla presenza
dei bacilli nei nodi.

Quest'infermo

trovava da circa un mese

si

nella Clinica delle affezioni cutanee; e

i

bacilli

furono riscon-

un esame fatto nella Clinica Oculistica, prima, ove
l'ammalato venne pure curato per affezione oculare. L'individuo mori per una intercorsa pneumonite. Il cadavere era
trati in

alquanto emaciato, e per tutto
revoli tubercoli, della
e sulle

gambe

si

il


corpo presentava innume-

lebbra; oltre

tubercoli, sulle braccia

i

osservavano pure delle estese macchie rosso-

scuro; perciò si aveva in questo individuo la lebbra tubercolare
unitamente alla maculosa.
Già come dissi, argomento delle mie osservazioni furono i
nervi

periferici

e solo

delle lesioni

in essi

riscontrati io di-

scorrerò:

E


noto che in tutti

i

tessuti

possono trovare

si

i

bacilli

della lebbra e così furono riscontrati anche nei nervi.

Wirchow aveva
ferici nei casi di

già uotata una alterazione dei nervi peri-

lebbra;

ma

è

dopo

Neisser, che pei primi descrissero


i

i

lavori di

bacilli

Hausen

e di

della lebbra, che

queste alterazioni nei nervi vanno ritenute di natura parassitaria.

Lesioni dei nervi furono pure descritte da Leloir, da-Géorges
Frances Elisabeth Hoggan che parlano di trasformazione fibrosa dei nervi, e di processi degenerativi dei tubi nervosi.
e

Così il Campana, descrivendo un caso di lebbra tubercolosa,
accenna ad alterazioni del connettivo interstiziale
il quale
si presentava infiltrato di un tessuto granulomatoso, oppure,
,

anche tutto, da questo sostituto.
Oltre poi ad un ispessimento del nervo, vi avrebbe riscontrato anche un'infiltrazione di cellule rotonde nel tessuto interlobulare e interfascicolare,


una notevole alterazione

vrebbe poi riscontrata nelle arterie, le quali erano
ad un processo di peri ed endoarterite.

in

l'a-

preda


13

Nel studiare

alterazioni dei nervi, mio scopo fu di sta-

le

bilire possibilmente

con

rapporti dei bacilli

i

varie parti


le

costituenti i nervi. I nervi presi ad esame furono quelli delle
gambe. I nervi microscopicamente si presentavano come un
cordone duro non ugualmente grosso, in alcuni tratti sottile, in altri
più. grosso del normale, e in qualche porzione
della loro lunghezza mostravano dei veri nodi.

Ad un primo esame

a fresco, fatto

contra molta difficoltà a dissocciare

molto tessuto connettivo

il

le

fibrillare.

con dilacerazione s'inper

fibre nervose, e ciò

A

meglio


studiare

le

fibre nervose alcune vennero poste nell'acido osmico. Le fibre

così trattate ed osservate,

si

potè costatare che pressoché tutte

erano alterate, infatti in poche fu

dato

osservare

la

guaina

midollare per qualche tratto colorata in nero dall'acido osmico,,

essendo che

le

fibre


nervose erano pressoché ridotte a

sole

fibre connettive.

medesimo risultato diede l'osservazione fatta sopra fibre
come in dette fibre
midollare
e ogni traccia di
guaina
nervose, fosse scomparsa la
Il

trattate col picrocarmino, la quale dimostrò

cilinder axis, e presentavano invece un'aspetto fibrillare e molti

nuclei.

La ricerca

dei bacilli

venne

istituita col

anche semplicemente colla colorazione


e

ghert

e solo

metodo

di

Ehrlich

Wei-

col liquido di

lavate con alcool, ed esaminate

in

balsamo del

Canada.
Osservate così
bacilli

dei

le fibre, si


che già

ad

resta sorpresi della quantità

un piccolo ingrandimento,

si

enorme
possono

scorgere. Esaminate con un più forte ingrandimento, obbiettivo

N.

8.

Hartnach,

simi bacilli tra

si

vedono con molta chiarezza,

il

connettivo


Schvann, e specialmente all'intorno,

i

numerosis-

nella guaina di

interfibrillare,

e all'interno

dei nuclei

vedono dei gruppi formati di numerosi bacilli. Nelle
fibre bene isolate, e nelle quali é scomparsa ogni traccia di
guaina midollare, i gruppi dei bacilli sempre si presentano lungo
ove

i

si

bordi delle fibre ed intorno

nervose, nelle quali ancora
la

presenza dei bacilli lungo


ramente

essi si

si
i

ai

nuclei. In

altre rare

fibre

scorge la guaina midollare, oltre
bordi ed intorno

ai nuclei,

vedono anche nel centro delle

fibre

chia-

stesse.



14

Ciò ci fa inclinare a ritenere che

fibre, le

almente

le

sezioni

trasversali

di

quali dovevano dimostrarci questo fatto, qualora rei

contenuti pure nella guaina midol-

bacilli fossero

poco valsero a chiarirci

lare,

trovano d'entro

bacilli si


i

Ma

guaina midollare.

anche nella

assai sono le

fibre nelle

midollare ed

cilinder

il

fibre nervose

:

axis.

Queste sezioni invece valsero

infatti all'esame

il


campo

invadono

che

bacilli

di

di

con doppia colorazione, violetto

vedemmo che

potè distinguere

si

enorme quantità

a dimostrare la

inquantochè scarse
la guaina

dubbio,

il


quali

genziana

di

picrocarmino,

e

occupato da nuclei

del microscopio è

colorati in rosso alcuni contenenti bacilli, e negli
e intorno

le

sezioni trasversali trattate

interstizii

e nell'interno dei nuclei, innumerevole quantità di

colorati in violetto.

bacilli


Come

già dissi, le alterazioni dei nervi

fatto rilevato da

Wirchow

un

nei lebbrosi è

prima, e da altri poscia, Georges e

Frances Helisabeth hanno descritto queste alterazioni, che sono
quelle che si riscontrano nelle varie nevriti. E che i bacilli
venissero osservati anche nei nervi, è pure un fatto già noto,

ma

ciò che importava, era di studiare

di questi bacilli in

anche

non

rapporto colle


nell' interno della

detto, e che

il

modo

di

comportarsi
trovano

fibre, e se essi, si

guaina midollare,

ci"^

che credo finora

sarà argomento per parte mia, d'ulteriore

osservazione.

CONTRIBUZIONE
agli

Studi sulla


Storia

per G.

Naturale

SORMANI

del

Bacillo

tubercolare

(Prof. d'Igiene).

conoscere la storia naturale

di un microrganismo patogeno, quanto più possibile completa, è la vera via da seguirsi
onde architettare razionale profilassi, e forse anche raggiungere metodo di cura efficace. La inefficacia sia dei mezzi cuIl

rativi,

come

di

quelli preventivi della tubercolosi, devesi spe-

cialmente alla ignoranza, nella quale ancora

spetto alle condizioni

ed

agli

agenti

ci

troviamo,

che favoriscono

fanno ostacolo alla vita del microrganismo patogeno,
nel Marzo del 1882 rivelava la esistenza.

Koch

o

ri-

che

di cui

il



15

Sappiamo che

il

bacillo tubercolare gode di

una certa

re-

Ma questa fu esattamente miperdura maggiore secondo che il
medium in cui il microrganismo vive è secco od umido?
A chiarire questa parte della storia naturale del bacillo
tenacità di vita.

resistenza

E questa

surata?

vitalità

tubercolare, ho intrapresi sperimenti sulle cavie, inoculandone
tre serie diverse, con escreati tubercolari trattati nei seguenti

modi


:

1.

Stemperati in strato sottilissimo

su

vetro, e

seccati

a moderato calore;
2.

Stemperati in strato rilevante su stoffa di lino, sec-

cata pure a temperatura di 40
3.

Immersi

C;

questa comunicare libetemperatura ordinaria delle varie

in acqua, lasciando

ramente coir atmosfera,


alla

stagioni, in locale chiuso.

Alla fine di ogni mese erano inoculate tre cavie, con ciascuno dei saggi, come si è detto, preparati e gli animali venivano sacrificati dopo quel tempo, che la esperienza ci aveva
;

dimostrato necessario ad ottenere un responso sicuro,
la vitali'tà o

meno

circa

del bacillo inoculato, risultante dal reperto

anatomo-patologico dell'animale sacrificato.
Risultato di simili ricerche, che durarono
seguente.

Si

dovette concludere che

molto più a lungo
in

in

un mezzo


il

un anno, fu

il

bacillo tubercolare vive

liquido, che

non essiccato; ed

quest'ultimo stato la sua vita è più breve se l'escreato

quando abbia maggiore spessore.
il bacillo tubercolare mantiene tuttavia la sua virulenza quasi integra per due mesi
circa, dopo il qual tempo essa comincia ad affievolirsi, e va

sia in strato sottilissimo, che

In sottilissimo strato ed essiccato

perduta

in

capo

al


quarto mese.

Sulla stoffa, ed in strato più abbondante, la virulenza per-

dura

fino al 6

mese.

Nell'acqua, e nelle condizioni anzidette, la virulenza persiste intera per quasi 10 mesi, e
si

poscia

si

attenua,

estingue che dopo oltre un anno di tempo

ma non

(1).

Questi risultati ne convincono del pericolo che circonda

(1)


Giornale della R, Società italiana d'Igiene. Anno Vili.

le


16

persone che attorniano o che convivono

con un tubercoloso,

che lo curano, o che vanno ad abitare la casa da lui lasciata.

Questi fatti

spiegano

ci

il

perchè talora tutti

membri

i

di

una


stessa famiglia, coabitanti, siano successivamente colti dal me-

desimo morbo;

e

come spesso

la

marito tubercoloso; ed altrettali

Considerando inoltre

moglie sia contagiata dal

fatti

di

comune osservazione.
tuberco-

la tenacità di vita del bacillo

un medium liquido, ove essa persiste per circa un anno,
ne Verrà facile la persuasione, che tale funestissimo germe,
quando penetrasse nell'organismo umano, quand'anche non vi
ritrovi le favorevoli condizioni al suo moltiplicarsi, come non


lare in

le

trova nel bicchiere d'acqua del laboratorio, può

rimanervi inerte,

ma

assai lungo; che, stante

comprendersi, sarà

al

tuttavia

vivo e vitale, per un tempo pur troppo
le

condizioni

ovvie

più propizie

certo non minore


di

a

un anno, e potrà
Onde con piìi
questa forma mor-

estendersi molto probabilmente a parecchi anni.
facilità si

bosa

comprende

in persone,

tubercolare,

ma

il

fatale esplodere di

che furono un tempo esposte
nelle quali la

alla


causa occasionale

infezione

di moltipli-

cazione (pulmonite, allattamento, diabete, ecc.) non

si

presen-

tava che assai tempo più tardi.

Ma
debba

non può comprendersi invece come
uccidere,

il

bacterium termo
riproduzione

condizioni di

o togliere le

al


bacterio tubercolare; poiché questi due microrganismi possono

vivere insieme, senza molto influenzarsi, per oltre 10 mesi, nell'acqua,

come abbiamo

coli'

esperimento dimostrato.

Se una lotta per l'esistenza non

ganismo, ove

le

condizioni per

il

si

stabilisce fuori dell'or-

hacterium termo sarebbero

più favorevoli, che cosa possiamo sperare che avvenga entro

l'organismo malato? Epperò la


Bacterioterapia,

concetto aprioristico, e non dimostrato, che

il

fondata

sul

bacterio termo

distrugga la vitalità del bacillo tubercolare, col ragionamento
inverso può esser, pure
stesso,
e

vana

(1)

a priori, condannata.

con insistenza ripetuto,

la

dimostrava


(i).

Annali Universali

di

Medicina.

Anno

L'

esperimento

infatti inefficace

1886. Voi. 273.


il

Per combattere adunque la tubercolosi si dovranno cercare
quelle sostanze, che uccidendo il bacillo tubercolare, possano

impunemente portarsi

organismo

nel nostro


non venefiche, siano dotate

di

grande

elevate

in dosi

diflfusibilità,

ma

vadano a

e

distruggere la vitalità del tenace bacillo patogeno in ogni più
recondito meandro della compage dei nostri tessuti ed organi.

QUESTIONI DI NOMENCLATURA PROTISTOLOGICA
Nota del S.
letta alla Società

E. Prof.

Medica

di


LEOPOLDO
Pavia

il

iVIACGI

6

febbraio iS^ó.

L'importanza rapidamente acquistata dagli esseri inferiori
nelle scienze biologiche, e specialmente in medicina, dove la

nuove vie di ricerche alla chimica
come pure alla fisiologia ed alla patologia,
chiama di necessità la massima esattezza anche per la loro
nomenclatura; la quale alla sua volta diventa una parte della
protistotecnia. Come si chiama adunque il microrganismo che
si studia, è una prima norma da seguirsi; alla quale tien
dietro subito una seconda, riferentesi alla proprietà del nome.
specificità dell'essere apre

ed alla morfologia,

Ma

l'osservanza di questa, lascia molto a desiderare. Infatti,


non

appena

è

terminata la discussione intorno

nome

al

di

microbio, invece di microbo, che già se ne presenta un'altra,
quella cioè dei cocchi da sostituirsi alla denominazione di cocchi.
Ora, prima che Y usus

plura docebii venga ad avere forza
hanno veramente diritto di far
scancellare, dalla nomenclatura degli infinitamente piccoli, i
cocchi. Prendendo in considerazione i più recenti lavori intorno
di

legge,

vediamo

se


i

te

cocci

agli esseri inferiori, s'incontra in

1885)

il

nome

di

Zopf (Die Spaltpilze; Breslau,

Coccen, che certamente in tedesco

ad e non è pronunciato, come e italiano,

Ahn),
vi

e

come eh (secondo Claus); epperò

potrebbe corrispondere per analogia


cocci.

il

ma come

e davanti

(secondo

ts

nella nostra lingua
di

lettere

quello

di

Invece De Bary (Vorlesung ùber Bacterien, Leipzig, 1885)

scrive Kokken colla
potremmo scrivere:

fe,

e noi,


cocchi.

ancora per analogia
(Les
e Babes

Cornil

di

lettere,

Bactéries;

Paris, 1885), accennando alla divisione dei Schizomiceti, fanno


Ì8

seguire

Sferobacterj o bacterj

ai

stampata

di cocci,


nome deve

globulari, la denominazione

in carattere corsivo.

Probabilmente questo

come scritto in lingua latina; tuttavia
il e latino, dai francesi non è mai pronunciato come tale.
In corsivo, il nome di cocci, è pure stampato nel trattato
del Dott. Guido Bordoni-Uffreduzzi: I Microparassiti nelle malattie da infezione (Manuale tecnico, Torino 1885).
intendersi

Per esser breve, dirò che

in seguito all'introduzione, fatta

da Billroth nel 1874, del nome di Coccos (cocco), come prima
parte della denominazione specifica della sua Coccohacteria
septica, io ho sempre pronunciato e scritto al plurale cocchi

non cocci, come altri italiani. Invece il sig. T. Falcone,
una nota alla sua traduzione delle due conferenze intorno

e

in
ai


Microbj, date dal Prof. H. Fol dell'Università di Ginevra (vedi
giornale

X

Lo Spallanzani; Fase.

1885, pag. 457), dice che fa bene

il

e

XI Ottobre

e

Novembre

Dott. Uffreduzzi-Buonsanti

(forse voleva dire Uffreduzzi-Bordoni), nel suo pregevole

nome

Ma-

non cocchi, come
scrivono tanti, perchè coccus, i in latino non ha V h.
È qui dove si presenta la questione, la quale mi sembra

meriti un'attento esame, tanto più che, secondo l'osservazione
del sig. Falcone, verrebbe tolta la libertà di dire indifferentenuale tecnico, a tenere

mente cocci

E

c'è

i,

in latino

i,

non

che vuol dire grano, come coccos

pertanto bisogno

sistematici,

di cocci e

cocchi.

innanzi tutto, coccus,

coccum,


Non

il

la

di

ma

esiste;
'Koxy.og)

vi

è

in greco.

latinizzare, com'è permesso ai

parola greca coccos

(xoytjtos).

D'altra parte la

latinizzazione di questa parola è già stata fatta per indicare


alcuni insetti emitteri,

manniparus, Coccus

fra

ilicis

i

ecc.

quali
,

tino, essa è declinata, cosicché

il

e nelle

Coccus cacti,

memorie

troviamo

in

il


Coccus

scritte in la-

Anderson: Mono-

graphia Cocci ceriferi (Madras, 1790); in Bergen: Epistola de
Alchimilla supina ejusque coccis (Francofurti ad Viadrum,
1748); in Burchard: De cocco polonica (ActaSoc. ups., 1742);
in Breynius: Historia naturalis Cocci radicum tinctorii quod
Polonicum vulgo audit ecct. (Gedani, 1731).
Parlando quindi del genere Coccus e dei Cocci che ad esso
appartengono, non si saprebbe poi se 1' unQ e gli altri vadano


19

protisti od

riferiti ai

nomenclatura,

Come

agli insetti.

principio generale di


Nomenclator zoologicus

è nel

vi

di Agassiz, in

relazione ai Principia generalia nomenclalurce Linìiei, per la

botanica,

parte

nomina

che:



(parag. 14, n).

aliis

similiora

suadet

evitare


ancora nei Principia generalia no-

Inoltre,

menclaturc^ Linnei, parag. 230,

è

nomina generica pian-

detto:

tarum cum Zoologorum et Liihologorum, ecc. nomenclaturis
commmiia, si a Botanicis postea assumpta, ad ipsos remittenda
,



sunt.

quis in
mittìt.

E

a spiegazione

si

cum


trova:



tempore, prior
Se

questo paragrafo,

di

proprium usum trahit, quod alterius est, furtum comEd ancora: retineat quisque suum ; quique prior fuit
sit loco.

scrivesse e

si

parlasse in latino,

si

seguirei

io

il

para-


grafo 11 del suddetto Nomenclator di Agassiz, che dice: mutare
licei

nomen, quod

pravo sensu prcegnans ideoque graves

sit

errores possit propagare ; e

perciò

coccos (xcxjtos) greco, adotterei
di

coccum,

i,

che

al

cioè in

nome già

di


latinizzare

si

distingue

nome un

questo

e

il

esistente in latino

plurale fa cocca, e che per

scriverlo e di pronunciarlo

essendovi

il

invece

il

modo


di

dalla coca vegetale,

solo,

a

differenza

del

primo, che ne ha due.

E

nome

coccum, per gli insetti
pur esso adoperato, come
si rileva dalla Memoria di Canàls y Marti, che ha per titolo:
Sobre la grana Ker?nes de Espana que es el coccum o cochinilla de los antiguos (Madrid, 1768); ma nella numerosa bivero che anche

il

emitteri del genere coccus

bliografia dei


,

latino

è stato

come un'eccezione.
può domandare se nel trattato,

Coccidi, esso figura

In secondo luogo,

si

pracitato, del sig. Dott. Bordoni-Ufi'reduzzi,
cati

latinamente o italianamente

A me

i

so-

cocci sono indi-

pare che


lo

siano in

anche quando non sono preceduti dall'articolo, perchè

italiano,

altrimenti avrebbe dovuto scrivere al singolare coccus invece
di

cocco;

e,

parlando dei micrococci, avrebbe dovuto pur

scri-

vere micrococcus invece di micrococco, e cosi ascococcus

vece

di

ascococco ecc.

A

farmi ritenere poi


che

il

nome

in-

di

concorre la citazione che
anche dei generi: micrococco, ascococco,

cocci è in italiano e non in latino,
egli fa in
bacillo,

italiano

ecc.,

che

di

solito

sono


citati

in

latino;

inoltre

vi


20

concorre, nella divisione dei bacterj in endo-sporiacei ed in
artro-sporiacei, V artro scritto

senza

dopo

li

che vi do-

t,

il

vrebbe essere se fosse in latino.
Ora scrivendo e parlando in italiano con citazione latina,

noi possiamo,

come

usa da moltissimi, indicare

si

nome

col nostro articolo preposto al

questo indeclinabile;
che:

cosi dire e scrivere:

Ciò che è certo,

i cocci.

si

coccus, piuttosto

i

scrivendo e parlando

è che,


senza citazione latina, non possiamo

in italiano

come plurale

cocci,

e

di cocco,

ma dobbiamo

nella nostra lingua vi sono

molte

nenza

diventa

in occo al singolare,

plurale,

il

generico latino, ritenuto


dire

i

parole,

altre

indicare

cui

la

desi-

plurale occhi. Così

al

i

cocchi, perchè

al-

locco fa allocchi; balocco, balocchi; pitocco, pitocchi; stocco,

stocchi;


Oltre

flocchi, ecc.

flocco,

sono pezzi di vasi

di

terra

a

cotta;

priorità, potrebbero vendicarsi,

di

contro

campo

i

ciò

italiano


in

avendo

quali

i

momenti

in

il

cocci

i

diritto

interessanti,

cocci della protistologia, portando la confusione nel

scientifico.

paragrafo 231 dei Principia

Il


generalia

nomenclaturce Linnei, previene questo brutto incidente, giacché

nomina generica cum Anatomicorum Palhologorum,
Therapeuticorwn, vel Artiflcwn numenclaturis communia, omittenda erunt. Al nome italiano poi di Cocco, che al plurale fa
dice:

,

cocchi, indicante, fra le palme, la

genere
cui

si

pianta e

aggiunge, per essere esotica,

si

il

suo

il


nome

trova o da cui proviene. Ciò impedisce

frutto;

paese in

del
la

in

confusione

col cocco e coi cocchi della protistologia.

Una seconda questione
micrococci,

a

quello

di

Bordoni-Uffreduzzi, e
T. Falcone, nella
Il


nome

parlando

e

di

è

per la sostituzione del
lodato dal

e

stesso

suddetto signor

sua traduzione sopracitata.

scrivendo in latino; in quanto che in

giustamente

nome:

micrococci può essere così pronunciato e scritto,

essendovi articoli, bisogna declinare

è

adoperato

micrococchi,

ammesso

dallo

il

plurale di

il

latino

non

nome. Ora micrococci

micrococcus, e micrococcus pro-

viene per latinizzazione dal micrococcos {^i-apoKoxxcg) greco, parola questa composta da micros [^upog), piccolo, e coccos (xo^hos)

grano, e che per essere coccos (zonxcs) maschile, non può venir
sostituito dal latino

coccum che


è

neutro. Per ciò

il

micro-


21

coccos
in

{^i-K.po}ioy(,y.oq)

greco, dev'essere propriamente latinizzato

micrococGus, come fece pel primo Hallier, e non in micro-

coccum,

e

Epperò

quindi micrococci
se


plurale, e non micrococca.

al

micrococci fosse invece

genitivo

il

singolare di

micrococcus, allora questo caso sarà pure indicato dalla frase
latina.

Ma

scrivendo e parlando in italiano,

citazione

la

dei mi-

crococci in latino, potrebbe far credere tutt'a prima trattarsi
di

una parola


e italiana;

223

ragrafo
ossia:

oppure anche greca

ibrida, greca cioè e latina,

parola, alla quale potrebbe venir applicato

nomenclatura?

Principia generalia

dei

nomina generica ex vocabulo

il

pa-

Linnei,

groeco et latino,

simili-


busque, hybrida, non agnoscenda sunt. Se poi la citazione dei

micrococci fosse in italiano,

potrebbe pensare

si

a.

piccoli cocci,

ossia a piccoli pezzi di vasi di terra cotta.

Se scrivendo

e

parlando

la citazione in latino,

nabilità del

io

in

italiano,


preferirei

nome generico

latino,

ancora l'uso dell'indecliimpiego degli articoli

coli'

italiani ad esso preposti; e perciò direi:

sopra dissi:

i

coccus, e cosi pure

vrebbe essere al plurale:

sono

,

i

tnicrococcus,

come


slreptococcus gli ascococcus.

i

Tralasciando la citazione in latino,
cocchi; ascococco

volesse mantenere

si

allora

micrococco do-

micrococchi; streptococco , strepto-

ascococchi; stafilococco, stafilococchi, ecc.,

che hanno per seconda componente il
come già feci osservare, il plurale cocchi.
Del resto un rimprovero, anche indiretto, a chi pronuncia

perchè

parole

cocco, a cui conviene,


e scrive

cocchi e micrococchi invece

non mi pare finora abbastanza

Ma

c'è un'altra

questione.

di

cocci e

micrococci,

giustificato.
sig.

Il

Bordoni-Uffreduzzi,

nel

sopracitato suo Manuale, riferendo la classificazione che Cohn

ha


fatto dei Batterj,

e a pag. 9, fig.

1,

scrive, a pag. 10, spiroceti, in corsivo,

lettera h, ne dà

il

disegno; per

modo che

anche col confronto delle figure, che
spiroceti sarebbe il plurale di Spirocheta; nome questo adoperato da Ehrenberg per indicare un genere di piccoli esseri
si

viene a conoscere,

della famiglia dei Vibrioni (Vibrionidi).

Ora Spirocha^ta proviene
{aireipa),

due parole greche: speira
chioma setola, per significare


dalle

spira, e chaitè (xajT>j),


22

che
a

il

piccolo tìssere ha l'apparenza di una

spira.

E

Ehrenberg,

è la

setola,

foggiata

data

da


seguente: Animai e familia Vibrionorum,

di-

diagnosi

la

difìfatti

di

questo

genere,

catenam tortuosam seu cochleam
elongatum. Per cui si comprende, come,

visione spontanea imperfecfa in

flliformem fleooibilem
in

tedesco, chiamasse

il

genere Spirochoeta, Schlingenthierchen,

(da Schlingen, avvi-

ossia animali foggiati a guisa di viticci
ticchiarsi).

Ma

in italiano,

il

nome

spiroceti, e al

singolare

spirocete,

piuttosto che derivante da Spirochcela, potrebbe trarre legit-

timamente

la

sua etimologia dal greco: speira

e cetos (xyjTo?), balena, orca,
i


cetacei.

spira,

mostro marino, ceto, cete; da cui

Quindi esso verrebbe ad indicare un cetaceo spirale,

una balena
Se,

(a'Ksipcx.),

spirale.

invece di

Spiroceti,

diremo

Spirocheti

o

Spirochete;

trova in quest'ultimo nome, indicherà tosto
al chi (x) greco, e perciò impedirà di tirare la seconda parola, componente il nome Spirochceta, da cetos [y.mog), perchè
allora


il

eh, che si

questa incomincia con K.
Se mai l'introduzione di questa modificazione alla vera e
giusta nomenclatura scientifica, fosse fatta per vezzo di pro-

nuncia dell'italiano, che sa parlare

il

tedesco;

io

dirò fran-

camente che è un mai vezzo, perchè nella qualità delle lettere componenti la parola, deve stare l'origine della parola
stessa; e non credo che in italiano si debba scrivere sotto la
influenza d'una pronunzia forastiera. Epperò se l'inganno
fosse da parte mia, saprò sempre ricredermi.

RIVISTA
VARIGIVY: Di un metodo per
nn dato microbio.

la determinazione degli alimenti di


Varigny nel suo articolo 1 Microli ed il loro ufficio patogenico secondo i recenti lavori (Les Microbes et leur role patogenique d'aprés des
travax récents) inserito nella: Eevue scieniifiqiie JV. g, so Agosto i8S^,
pag. 263, dopo aver detto che se finora si è arrivato a conoscere quali
sieno gli alimenti di cui ha bisogno un dato microbio, mediante l'analisi dei microrganismi e la sintesi sperimentale dei mezzi di coltura favorevoli, soggiunge esservi un altro metodo, poco impiegato, ma che
deve dare certamente eccellenti risultati per la determinazione degli ali:

menti di questi

esseri.


23
Si

sa,,

infatti, che

ciascuna malattia parassitaria

ei

attacca di prefe-

non esclusivamente, a certe categorie di animali. Una tale affezione attacca l'uomo e tali animali, ma non tali altri; questa qui non
si attacca che all' uomo, quella là agli erbivori solamente. — Ora a che
tengono queste diiferenzei A delle differenze di fisiologia, a delle differenze di mezzo (ambiente). Ne il sangue, né i succhi digestivi, nò gli
altri liquidi degli organismi non hanno una composizione identica presso
renza, se


i

differenti animali.

costituiscono questi liquidi non sono dappertutto
né sempre in proporzione identiche; di piìi, nello stesso animale, essi possono variare in proporzioni notevoli secondo la sua età,
il suo stato generale, la sua alimentazione, in xrna parola, secondo una
quantità di circostanze. — La conoscenza di queste differenze dì mezzi,
di composiziono chimica degli organi, dei tessuti e dei liquidi dell'economia, fornisce due dati importanti. 11 primo é la conoscenza del mezzo
da crearsi per far vivere in vitro, e coltivare un microbio, è dunque la
conoscenza del mezzo da crearsi per poter studiarne la biologia. Il secondo é, se non la conoscenza esatta, almeno la presunzione delle cause
che fanno che tal microbio, che vive molto bene nel tal organismo, non
vive nel tal' altro; ciò può essere un'indicazione delle modificazioni da
far subire ad un'organismo per renderlo improprio ad intrattenere la
vita del microbio, ciò può essere la base d'una indicazione terapeutica.
Variando la composizione dell' ambiente (sangue, saliva, sugo gastrico,
bile, ecc. degli animali) in cui si trovano i microbi, ne consegue che
gli organismi di specie differenti non sono punto paragonabili tra loro
in quanto ad ambiente chimico, ed egli é logico il pensare che questa
variabilità può essere, se non la causa principale, almeno una causa
delle piti importanti delle variabilità a soggiacere ai mici'obi.
Non é pertanto irrazionale di pensare che se i microbi, hanno realmente dei bisogni speciali in ciò che concerne 1' alimentazione, essi devono essere sensibili alle variazioni del mezzo, e che se si rifiutano a
Gli elementi che

gli stessi,

vivere nella tale o tal' altra specie d'animali, questo rifiuto può ben
riconoscere per causa sia la mancanza d'elementi neccessari, sia la presenza d' elementi nocivi in questo nuovo mezzo. A priori, noi compren-

diamo benissimo, essendo data la differenza del modo d'alimentazione

del bue e del cane p. es. e la differenza di composizione dei succhi digestivi di questi due animali, che il tubo digestivo dell' uno e dell'altro
costituiscono dei mezzi sensibilmente differenti, e tali che se l'uno conviene a tal microbio, l'altro gli può dispiacere.

Noi

lo

ripetiamo dunque, a fianco

dell' analisi e della sintesi che sono
conviene praticare anche quest'altro
metodo analitico di cui si é parlato, che viene ed essere questo qui
dal momento che una categoria d' organismi é refrattaria ad un microbio,
paragonare attentamente la composizione chimica del mezzo refrattario a
quello dello stesso mezzo non refrattario se il sangue del montone é refrattario a tal microbio, mentre quello del cane non lo è, paragonare i

eccellenti metodi da impiegarsi,

:

;


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